La Corte dei conti condanna gli assenteisti della Provincia di Belluno

Timbravano e poi andavano al bar o dalla mamma. Due dipendenti del Centro per l’impiego di Feltre pagheranno i danni, oltre al patteggiamento per truffa aggravata e ai provvedimenti disciplinari

BELLUNO. Dopo il patteggiamento la condanna della Corte dei Conti. Sono severi i pronunciamenti a carico di due ex dipendenti del Centro per l’impiego di Feltre, accusati di essersi assentati dal lavoro in più occasioni senza giustificazione. Patrizio Cappellin e Gabriele Bella, che nel luglio 2014 hanno patteggiato per il reato di truffa aggravata una pena di otto mesi, oltre ai danni subiti dall’ente Provincia, rispettivamente di 1.700 e 1.500 euro, dovranno pagare un ulteriore risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale subito da Palazzo Piloni per le loro assenze. La Corte dei conti, infatti, li ha condannati a risarcire alla Provincia 2.486,20 euro per Cappellin e 2.604,75 euro per Bella più interessi e spese legali per altri 1.122 euro.

Il blitz.La vicenda venne a galla nell’aprile del 2012 quando, in seguito ad alcune segnalazioni, la Provincia organizzò un blitz di via Facen. Nell’ufficio del Centro per l’impiego l’allora segretario generale di Palazzo Piloni, la dirigente del personale e un agente della polizia provinciale ufficiale di polizia giudiziaria verificarono che le soffiate erano fondate, perché anche quella mattina uno dei dipendenti era assente pur avendo timbrato l’entrata in servizio. Il Corriere delle Alpi riferì l’episodio ed è proprio da quell’articolo che fu avviata l’azione della procura regionale della Corte dei conti, che successivamente ha acquisito anche gli atti della procura della Repubblica di Belluno con le risultanze delle indagini svolte dai Carabinieri di Feltre.

I provvedimenti disciplinari. Parallelamente la Provincia avviò un procedimento disciplinare “per violazione degli obblighi di comportamento dettati dal contratto nazionale”, procedimenti aperti a metà settembre del 2013 e conclusi a metà giugno del 2015, anche se entrambi i lavoratori sono andati in pensione nella prima metà del 2013. Per Cappellin il procedimento si è concluso con il licenziamento, per Bella con la sospensione dal servizio e privazione dello stipendio per sei mesi, sanzioni notificate all’Inps.

Dalla mamma e al bar. A spiegare cosa succedeva al Centro per l’impiego di Feltre è l’indagine dei Carabinieri, che hanno seguito i due dipendenti per alcuni periodi nel 2010, nel 2011 e nel 2012 e che hanno appurato anche che, in più di un’occasione, ben sei degli otto dipendenti dell’ufficio feltrino non erano presenti al lavoro nella fascia oraria obbligatoria, cioè quella di apertura al pubblico (8.25-12.30 e 15-17).

Per quanto riguarda Cappellin, i Carabinieri hanno scoperto che nel giugno 2010 in tre giornate il dipendente è entrato al lavoro, ha timbrato e poi è uscito per andare a casa della madre ad annaffiare l’orto e sbrigare faccende domestiche, oltre a far tappa in alcuni negozi e bar del centro. Quel mese Cappellin è stato assente per 73 minuti. Molto più elevate le assenze dell’ottobre 2011: ben 511 minuti collezionati quasi quotidianamente. In genere timbrava alle 8.05 e poi usciva per rientrare intorno alle 8.50 e i Carabinieri lo hanno visto in alcuni esercizi pubblici del centro. Nel febbraio 2012, invece, Cappellin è stato assente per 349 minuti, in prevalenza per 40-50 minuti al giorno nella prima ora di servizio, per raggiungere in macchina la tabaccheria, l’edicola o casa propria.

Simili i fatti riscontrati dai Carabinieri a carico di Bella. In un solo giorno, il 18 giugno 2010, Bella si è assentato due volte senza strisciare il badge, per andare a prendere il giornale, al bar e a casa, per un totale di 63 minuti. I minuti sono diventati 320 nell’ottobre 2011 e 113 nel febbraio 2012.

Due le tipologie di danno subite dall’ente Provincia, secondo la procura regionale della Corte dei conti: il danno patrimoniale e il danno di immagine, contestato dalla difesa, perché i due avevano già risarcito Palazzo Piloni con la provvisionale disposta dal giudice penale in sede di patteggiamento, eccezione in parte rigettata dalla Corte dei conti con la condanna citata sopra.

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