La Corte dei Conti condanna Martino per danno erariale

L’ex direttore del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi già a processo penale, deve risarcire circa 18 mila euro

BELLUNO. La Corte dei Conti ha condannato Nino Martino al risarcimento del danno subito dall’ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. L’ex direttore dovrà pagare 17.855,49 euro più gli interessi e le spese di giudizio dello Stato per altri 1.204,75 euro. La sentenza definitiva della Corte dei Conti è stata pubblicata il 17 marzo e deriva dall’istanza della Procura regionale, che ha agito sulla base di più fonti: gli atti della Procura di Belluno, tre segnalazioni di reato provenienti da privati, una relazione della Guardia di Finanza di Belluno e la sentenza del primo processo nel novembre 2014.

La ricostruzione della Procura regionale della Corte dei Conti ripercorre le accuse mosse all’ex direttore del Parco in ambito penale, cioè gli 11 capi di imputazione per 5 episodi di truffa, 4 di peculato, 2 di falso e 1 di turbativa d’asta. Il Tribunale di Belluno ha assolto Martino per 10 di questi, condannandolo solo per la turbata libertà degli incanti. L’ex direttore era accusato di aver ottenuto indebitamente rimborsi per alcune trasferte a Roma e all’Università del Molise, oltre ad utilizzare la carta di credito e l’auto del Parco per finalità non istituzionali, nè autorizzate. La condanna penale però riguarda solo il caso della segnaletica del Parco affidata in via diretta a un amico di Martino, dopo che il bando era stato ritirato (ufficialmente per mancanza di fondi) perché nei documenti del vincitore (cioè l’amico) c’era un vizio di forma. Secondo la Procura della Corte dei Conti, il danno è duplice: danno patrimoniale puro e da disservizio e la richiesta era di condannare Martino al pagamento di 97.568,91 euro.

La difesa (studio Paniz) ha sollevato diverse eccezioni a partire dal fatto che la sentenza bellunese non è definitiva perché pende in Appello. In realtà, però, l’Appello è stato promosso dalla Procura di Belluno, non dalla difesa. Inoltre ha invocato la prescrizione (5 anni) accolta per un solo rimborso, inoltre la costituzione di parte civile del Parco ha sospeso la prescrizione. In sede penale l’ex direttore è stato condannato al risarcimento di 10 mila euro, fatto sottolineato dalla difesa, soldi però mai versati. Martino, ascoltato dalla Corte, ha anche sostenuto di non essere a conoscenza delle regole sui rimborsi, chiamando a responsabilità concorrente l’ex presidente del Parco, la segretaria e la responsabile amministrativa che avrebbero dovuto vigilare evitadogli quell’errore. Ipotesi del tutto rigettata dalla Corte, che ha anche ribadito l’autonomia del processo contabile su quello penale e quindi a poco vale la condanna per solo uno degli 11 capi di imputazione.

Nella sentenza la Corte dei Conti censura i comportamenti di Martino: «reiterati e rilevantissimi scostamenti dal modello medio di diligenza, evidente noncuranza degli aspetti finanziari dell’ente, ingiustificabile leggerezza gestionale che integra una condotta gravemente colposa, disinvolta e inescusabile...». In conclusione, la Corte ha escluso il danno da disservizio per le assenze dal lavoro (3.052 euro) e ha riconosciuto come sproporzionata la richiesta della Procura, che negli oltre 97 mila euro aveva inserito il 70% dello stipendio percepito dalla condanna penale in poi, riconoscendo l’ammontare del danno erariale nei soli 17.855 euro più le spese.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi