La crisi bussa: il turismo è in ginocchio

Aumentano gli ospiti stranieri, ma crollano le presenze degli italiani. Tengono gli hotel con più comfort e l’extralberghiero
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Gli arrivi non sono mai stati così elevati, ma per contro le presenze hanno raggiunto un primato storico negativo. È il turismo il vero specchio della grande crisi della provincia di Belluno. Lo hanno sottolineato ieri, all’11ª Giornata dell’economia, Monica Sandi e Paola Menazzale, responsabili del servizio statistica e studi della Camera di commercio,.

I dati del 2012. «Se da un lato il numero di ospiti non è mai stato così elevato, sfiorando quota 850 mila unità (il 31.8% stranieri contro il 22.7% del 2000), un record storico che consolida lo sviluppo degli ultimi anni», dice Sandi, «dall’altro le presenze non sono mai state così basse: 4 milioni (24% stranieri contro il 13.7% del 2000), contro i 5 milioni di qualche anno fa. L’81% delle presenze, inoltre, è concentrato sulle Dolomiti.

La durata del soggiorno. La diminuzione dei pernottamenti ha portato anche a un ridimensionamento della durata del soggiorno, che nel 2012 si è assestata al di sotto dei 5 giorni contro i 6,6 di 12 anni fa. In controtendenza i turisti russi, che hanno il primato della permanenza: per loro la vacanza tipo dura in media una settimana.

I turisti. Il dato che caratterizza il turismo bellunese è l’aumento dei turisti stranieri, che fa da contraltare al calo degli italiani. Per la prima volta nel 2012 si sono registrati oltre un milione di pernottamenti stranieri. E tra questi la quota maggiore è rappresentata dai tedeschi, seguiti da polacchi, cechi e slovenie. C’è anche un ritorno degli inglesi, mentre si fanno interessanti i mercati canadesi e brasiliani.

Per quanto riguarda il mercato italiano, quasi la metà del mercato è assorbito dai veneti, seguiti da emiliani e lombardi (10%), poi toscani e laziali (5%).

Le strutture ricettive. Negli arrivi il settore alberghiero è stabile, anche se si registra un -1.6% di presenze, dovuto alla carenza di italiani. I turisti (3 su 5) preferiscono l’offerta a tre stelle, mentre vanno alla grande gli alberghi di maggior confort (+1.8% di arrivi e +1.6% di presenze). Continua il trend negativo degli alloggi con standard qualitativi più bassi (-4.4% i pernottamenti). Nel comparto extralberghiero, si registra un aumento di arrivi (+2.8%), ma un calo dei pernottamenti (-2%). Ad utilizzare di più queste forme di ricettività sono soprattutto gli italiani, in controtendenza rispetto al resto d’Italia.

Le zone preferite. È nelle Dolomiti e nella parte alta della provincia che si concentra la gran parte del turismo, mentre a valle c’è una contrazione maggiore per quanto riguarda la presenza italiana (+3.5%), rispetto alla straniera (-3.7%).

Le entrate turistiche. Le entrate turistiche bellunesi concorrono per il 3% sul valore regionale, occupando il penultimo posto.

Come migliorare. Il turismo bellunese è condizionato fortemente dall’andamento climatico: «È quindi necessario servire offerte variegate, che uniscano la sciata o l’escursione con cultura, natura ed enograstronomia», dicono dall’ente camerale. Serve, inoltre, una maggiore internazionalizzazione dei turisti: i dati dimostrano una difficoltà dell’operatore a intercettare il turista e a farlo rimanere. Lo straniero viene un anno, ma l’anno dopo non si vede più. «C’è necessità di un coordinamento unitario per quel che riguarda le azioni di promozione e di ammodernamento di un settore che, accanto alle eccellenze, trova ancora sacche di resistenza e arretratezza. Non si tratta solo di strutture, ma di tutto quello che serva a fare turismo: dalle piste ciclabili alla cultura, dalla cura del territorio al recupero edilizio».

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