La Dbs si converte alle maschere “trendy”

La tipografia di Rasai, 30 dipendenti, è rimasta senza lavoro. Poi l’idea di Silvio De Boni: usare il tessuto dei pettorali di gara

SEREN DEL GRAPPA

Il passo è breve dalle pettorine con stampati sponsor e numeri di gara per i corridori alle mascherine filtranti decorate e personalizzabili. Il tessuto è tenace e traspirante ma in grado di resistere all’umidità, i colori sono approvati per uso alimentare, e una volta trovato l’elastico giusto – quello morbido ma resistente adottato nella biancheria intima e in particolare nei reggiseni – il gioco è fatto.

L’idea l’ha avuta Silvio De Boni, il patron della tipografia Dbs di Rasai, che ieri – dopo aver annunciato la riconversione della produzione sul sito dell’azienda e sui social – si è trovato con il telefono che ha ricominciato finalmente a squillare, dopo settimane di silenzio. Riaccendendo l’entusiasmo dell’imprenditore e dei suoi trenta dipendenti, che da settimane stavano guardando con molta preoccupazione al loro futuro occupazionale.

«Tra gennaio e febbraio avevamo avuto una crescita dell’attività a due cifre», dice il patron della tipografia ai Quattro Sassi, «poi con il coronavirus ci siamo trovati con solo tre lavori in una settimana. Giornate a guardare il soffitto con il timore di dover chiudere, perché le aziende con cui lavoriamo sono ferme, così come è fermo l’associazionismo con cui lavoriamo. È stato bruttissimo vedere i miei ragazzi, li chiamo così perché in azienda siamo come una famiglia, demoralizzati e preoccupati».

Ma De Boni, che la sua attività tipografica e di produzione editoriale l’ha costruita da zero, non è tipo da stare con le mani in mano. Fronteggiata in qualche modo la situazione dei lavoratori in parte con la cassa integrazione, in parte con le ferie da smaltire e lavori interni da fare in azienda, si è messo a rimuginare. Ed è arrivata l’idea di mettersi a stampare mascherine – non di tipo medico ma schermi utili per proteggersi nelle attività quotidiane – usando quel materiale, il Cuturon, che la Dbs stampava già per pettorali di gara e confezioni alimentari.

«Lo utilizziamo molto in ambito sportivo», dice De Boni, «è a base di cotone e ne facciamo pettorali antiacqua per le corse. Un prodotto molto resistente e non nocivo. Allora mi sono messo lì a pensare e a provare, mi sono chiuso nella sala riunioni e avrò fatto duecento prototipi, finché non sono riuscito a realizzare un modello di mascherina. E poi mi sono detto: perché non proporla personalizzata?».

Dall’intuizione alla messa in produzione è passata una settimana, durante la quale le mascherine sono state testate in azienda e De Boni ha spiegato ai dipendenti, uno per uno, la sua idea: «Sto lavorando per garantirvi il lavoro».

E dallo scetticismo si è passati all’entusiasmo quando l’idea è stata lanciata sui social con le immagini delle mascherine decorate e colorate e sono iniziate ad arrivare le prime telefonate allo 0439 44360.

«In tre ore abbiamo avuto ottomila visite sul sito della libreria», spiega felice De Boni, «e abbiamo già iniziato la produzione utilizzando le nostre macchine con qualche piccolo accorgimento derivato dall’esperienza. Abbiamo già pronti una cinquantina di disegni di decorazioni e continuiamo a lavorarci. Se uno mi ordina cento, duecento mascherine, da quando mette giù il telefono ha le mascherine in mano nel giro di due ore. Il prezzo? È solo quello del materiale e della produzione, non faccio questa cosa per lucro. Ma noi siamo una realtà piccola e questa idea può essere la nostra ancora di salvezza per tenere aperto nei prossimi mesi». —

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