La denuncia dell’Ail di Belluno: «Troppe prepotenze con i malati»

Esposto all’Ordine professionale e all’istituto di previdenza nazionale contro la referente del centro medico legale dell’Inps

BELLUNO. Pazienti che si sono sentiti «dileggiati» e trattati con «atteggiamenti prepotenti», le loro problematiche sanitarie spesso «banalizzate». Scatta l’esposto da parte dell’Ail di Belluno guidata da Carmen Mione contro «la responsabile incaricata della Direzione del Centro medico legale dell’Inps provinciale per il comportamento tenuto in occasione di alcune visite di pazienti gravi, sofferenti e debilitati».

Nel documento, curato dagli avvocati del foro di Venezia, Gianna Chemello ed Eleonora Folin, si chiede che vengano «svolti accertamenti in merito a quanto descritto e assunte le misure a difesa di pazienti». L’atto è stato già recapitato al coordinamento generale medico legale dell’Inps nazionale, alla Direzione provinciale di Treviso, in cui rientra la sede di Belluno, alla Direzione regionale e all’Ordine dei medici bellunesi.

I volontari dell’Ail, nell’attività di assistenza ai pazienti oncoematologici adulti e bambini e affetti da altre forme tumorali, accompagna i malati a due tipi di visite: quelle stabilite dall’Inps, in sede di commissione medica dell’Usl, per verificare la sussistenza delle condizioni per concedere loro il riconoscimento delle indennità di invalidità civile, di accompagnamento o la possibilità di usufruire della legge 104 e la legge 68/1999 e quelle stabilite dallo stesso Istituto di previdenza per approfondimenti o revisioni di tali condizioni.

È in quest’ultimo caso che si sarebbero verificati gli episodi denunciati nell’esposto. Sette le testimonianze raccolte dai legali Chemello e Folin. «Nel 2016», racconta l’avvocato Chemello, «un paziente, affetto da reazione autoimmune al trapianto di midollo è stato convocato per la visita, nonostante l’evidente sofferenza fisica. È stato fatto attendere ore, pur essendo l’unico paziente a dover essere valutato e nel corso della visita è stato dileggiato perché a causa di una grave congiuntivite causata dalla malattia, stava indossando degli occhiali da sole. Un altro paziente oncologico si è sentito dire di “tornare a lavorare, che stava benissimo”. Purtroppo dopo un mese è morto». E ancora: «A una quattordicenne affetta da quattro anni da una gravissima forma di leucemia, in grave stato di deperimento organico, costretta in sedia a rotelle e immunodepressa, durante la visita le sono state poste domande del tipo: “Prova ad alzarti; levati la cuffietta che vediamo se hai i capelli; alzati la maglietta che vediamo se hai il catetere”. E anche in questa occasione la ragazzina è uscita in lacrime, insieme ai genitori demoralizzati e scandalizzati».

Nell’esposto si precisa che «non stiamo criticando l’operato del Centro medico legale dell’Inps di Belluno, ma si evidenzia a malincuore una certa prassi di svilimento dei pazienti, una condotta che prosegue da ormai troppo tempo e che si ritiene doveroso segnalare e mettere in luce».

«A mio parere», aggiunge Mione, «un tale modo di operare non si addice ai valori e ai compiti istituzionali dell’Inps. I pazienti che si recano alle visite si trovano in una situazione di profonda sofferenza fisica e anche mentale, oltre che in un logico stato di soggezione. L’Inps dovrebbe agire con particolare delicatezza e professionalità, senza esprimere sarcastici e ingiustificati commenti sullo stato psicofisico dei pazienti e soprattutto senza porre i malati che già soffrono in uno stato di ulteriore svilimento della propria dignità e della propria persona».

«Facciamo questo esposto», conclude la presidente dell’Ail, «nell’esclusivo interesse dei pazienti affetti da gravi patologie che hanno diritto di essere trattati con rispetto e vivere con dignità la propria malattia. Se ci sono altre persone che vogliono dare testimonianza, si rivolgano all’associazione: daremo voce anche a loro. Non ci fermeremo».

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