La diabrotica distrugge le coltivazioni di mais
BELLUNO. Coltivatori di mais in ginocchio, un insetto proveniente dal Sud America sta facendo piazza pulita delle loro produzioni. È la diabrotica l’incubo degli agricoltori della montagna bellunese, quest’anno più che mai, favorita dal clima quasi tropicale di un’estate umida e piovosa.
«Il mais è a rischio», stigmatizza Mauro Alpagotti, direttore della Cia, «perché sta subendo degli attacchi molto pesanti da parte delle larve di questo insetto. La diabrotica si manifesta in questo periodo dell’anno, ma in queste quantità non si era mai vista. E questo a causa di un inverno mite, che non ha distrutto le uova che vengono depositate qualche centimetro sotto terra, e per le continue piogge, una linfa per le larve».
La diabrotica agisce a livello di terreno, mangiando la base del mais e impedendo così alla pianta di crescere. «E da queste parti abbiamo soltanto un raccolto. Se dovesse andare perduto, significa salutare i soldi che si potevano ricavare dalla sua vendita, ma anche che non avremo il foraggio per gli animali e che saremo obbligati ad acquistarlo altrove, con un esborso notevole di denaro», sottolineano gli agricoltori.
Che ci sarà una perdita del raccolto è convinto anche il presidente della Coldiretti, Silvano Dal Paos. «La presenza maggiore di questo insetto la riscontriamo nella parte centrale della provincia, da Sedico in giù. Abbiamo attivato alcuni studi particolari, in collaborazione con Veneto Agricoltura e l’università, per capire come intervenire, nel frattempo abbiamo chiesto delle macchine ad hoc che usano anche in pianura per i trattamenti fitoterapici, ma nel nostro territorio, sconnesso e così spezzettato, non funzionano».
E a proposito di intervento contro la diabrotica, il direttore della Cia sottolinea: «Abbiamo in parte le mani legate, perché la normativa europea recepita dall’Italia vieta l’uso di particolari fitosanitari e quelli che abbiamo a disposizione non sono così efficaci».
Si lamenta anche il capo di Confagricoltura, Diego Donazzolo. «Le coltivazioni hanno dei problemi, ma quantificare a quanto potrà ammontare il danno è ancora troppo presto, bisognerà attendere la fine della stagione. Speriamo che il tempo migliori per poter recuperare qualcosa».
Ma le piogge di questo primo semestre dell’anno stanno creando disagi anche per i coltivatori di ortaggi e piccoli frutti. «Oltre al fatto che la fienagione non viene avanti», prosegue Dal Paos, «colture come le patate iniziano a risentire della grande quantità di acqua scesa e di una temperatura che è più novembrina che estiva. I pomodori, invece di maturare, diventano neri e cadono dalla pianta, i cappucci sono distrutti, i piccoli frutti non riusciamo a raccoglierli».
E anche le aziende presenti nei farmer market sono in difficoltà. «Hanno poco prodotto, gli unici che riescono a vendere sono quelli che hanno le serre. Diciamo che negli ultimi tre anni siamo andati peggiorando sia per clima che per produzione», conclude il presidente della Coldiretti.
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