La difesa di Maria gioca la carta dell’uguaglianza
I legali si appellano a tre articoli della Carta di Nizza Prade: «C’è ingiustizia ma basta critiche al sistema tedesco»
FELTRE. Passare da una «narrazione sentimentale» ad una strategia difensiva tecnica incentrata sulla Carta di Nizza, il principio fondante dell’Unione Europea. I tempi sono incerti ma è fondamentale «mantenere un clima di serenità» e per far questo «non aiuta mettere in discussione il sistema processuale tedesco». Parole concise ma chiare quelle pronunciate da Antonio Prade, legale insieme all’avvocato Carponi Schittar di Venezia della 23enne feltrina Maria Rocco. La giovane è detenuta da più di due settimane ad Amburgo dopo le manifestazioni del G20.
Giorni che hanno visto crescere la preoccupazione per Maria e per Fabio Vettorel, anche lui detenuto ad Amburgo: l’eco di quanto successo è arrivato fino a Roma, dove giovedì è stata indetto un presidio di fronte all’ambasciata tedesca. «Ora speriamo che si passi da una fase di narrazione sentimentale ed emotiva» spiega Prade, «ad una fase squisitamente tecnica». Ecco perché gli avvocati che seguono il caso di Maria hanno individuato i punti cardine della loro difesa, che chiama in causa la “Carta fondamentale dei diritti dell’Unione Europea”, nota anche come Carta di Nizza.
Ma una premessa, annuncia Prade, è doverosa. «Non può essere messo in discussione il diritto di ogni Stato di tutelarsi dai reati che vengono compiuti sul proprio territorio come meglio crede» spiega il legale, «da parte nostra non c’è alcun tipo di critica al sistema processuale e penalistico della Germania». Bisogna prendere atto del sistema tedesco, insomma, sgombrando il campo da situazioni che «possono diventare nocive» per l’interesse della giovane feltrina accusata di un reato che nel sistema italiano corrisponde al disturbo dell’ordine pubblico e resistenza.
Detto questo, continua Prade, «non c’è dubbio che Maria Rocco stia subendo una grave ingiustizia». Il nocciolo della questione, secondo i legali, sta nella disparità di trattamento rispetto ai tedeschi: «non può essere che possa essere ravvisata il pericolo di fuga solo perché italiana nel momento in cui non è stata ravvisata la medesima cautela rispetto ai cittadini tedeschi». Il principio in questione è quello della libertà di circolazione in Europa. Nello specifico Prade cita l’articolo 20 della Carta di Nizza (diritto all’uguaglianza), il secondo comma dell’articolo 21 (non discriminazione su base della cittadinanza) e l’articolo 47 (necessità di un giudizio davanti ad un tribunale imparziale).
Questa è la direzione verso la quale oggi i difensori di Maria si muovono. Non è l’unica strada - fino ad ora si è tentata senza successo la soluzione del rilascio su cauzione e per il futuro si stanno esplorando altre ipotesi ancora in fase embrionale - ma è quella che ora Maria percorrerà con l’assistenza dei legali. Con che tempi, è difficile prevederlo. «La tempistica del lavoro è subordinata alle decisioni del nostro collega tedesco» continua Prade. Gli avvocati italiani di Maria e Fabio sono infatti in contatto con un legale in Germania che cura tempi e modi dei prossimi passi.
Nel frattempo la madre di Maria potrà continuare a vederla una volta ogni 15 giorni. «Il movimento che si è creato in Italia è utile nella misura in cui non si mette in discussione la tenuta del sistema processuale tedesco» conclude Prade, «interventi a livello diplomatico potrebbero essere d’aiuto».
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