La “domo” di primo soccorso a Vallada
VALLADA. A Vallada si sperimentano nuove tecniche costruttive per ambienti crudi. L’iniziativa è frutto della collaborazione tra l’Università Iuav di Venezia e l’organizzazione internazionale Emergency Architecture and Human Rights (Eahr) di Copenhagen.
Nelle scorse settimane alcuni studenti dell’università veneziana hanno realizzato ad Ortolassa, in comune di Vallada, prima della strada di accesso al Celentone, una struttura che per le sue caratteristiche inusuali ha destato la curiosità di molti. Lo hanno fatto sotto la supervisione di Beatrice Scarparo dell’Università e di Andrea Maggiolo dell’Eahr.
È proprio a Maggiolo che si deve la scelta di Vallada per questo esperimento costruttivo, in quanto la sua famiglia frequenta il piccolo paese della Valle del Biois dagli anni ‘70 e aveva dunque ben chiaro che le condizioni ambientali erano quelle adatte per un esperimento innovativo. Da qui, dunque, la scelta di organizzare dal 15 al 22 settembre il “Workshop 1+1=11 Over Emergency Solution” (responsabile scientifico Giovanni Mucelli dell’Iuav): un’occasione seminariale didattica, di ricerca e di progetto, basata sullo sviluppo innovativo, teorico e pratico, di tecniche costruttive in terra cruda che ha visto coinvolti una ventina di studenti.
Il frutto di tale seminario è una “domo” realizzata con la tecnica Superadobe (detta anche Earthbags) che consiste nell’impilare uno sopra l’altro sacchi di polipropilene o di juta riempiti di terra. Nel caso di Vallada si è optato per la juta e il reperimento di sacchi di questo materiale non è stato affatto agevole, a dimostrazione di come la plastica abbia ormai quasi cancellato la concorrenza.
«Maggiolo», spiega il Comune di Vallada, che ha collaborato all’iniziativa, «ha una ditta che costruisce questo tipo di abitazioni per scopo di emergenza. Si tratta di un’edilizia di primo soccorso utilizzata in caso di eventi di tipo calamitoso in quanto necessita di materiali semplici e facilmente reperibili. Finora, però, avevano fatto esperienza solo in terre calde e aride. Ora, invece, volevano sperimentare dove c’è freddo, neve e gelo e noi abbiamo offerto loro il posto che cercavano. Ad Ortolassa, infatti, durante l’inverno il sole non arriva mai ed è l’ultimo posto dal quale la neve se ne va».
Con il permesso del Comune la struttura rimarrà a Vallada fino a primavera inoltrata per consentire agli studenti che l’hanno realizzata di monitorarne le deformazioni: come reagiranno al peso della neve e al freddo i sacchi di juta pieni di terra e avvolti da un guscio anch’esso di terra legata da cemento? Lo si saprà ad aprile.
Nel frattempo, come dice il cartello appeso a una parete della struttura, è consentito l’accesso ai curiosi (a loro rischio e pericolo) che, però, sono invitati a rispettare il lavoro passato e futuro dei ricercatori. —
Gianni Santomaso .
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