«La famiglia avrà presto un detective in Sudamerica»
MEL. La famiglia Martini aspetta risposte. Non solo dalla Colombia, dove nel giugno dell’anno scorso è stato ucciso Emanuele, ma anche dalla diplomazia italiana. Ha la sensazione che le autorità del...
MEL. La famiglia Martini aspetta risposte. Non solo dalla Colombia, dove nel giugno dell’anno scorso è stato ucciso Emanuele, ma anche dalla diplomazia italiana. Ha la sensazione che le autorità del paese sudamericano non abbiano fatto abbastanza, prima di chiudere il caso e adesso che è stato riaperto bisogna cercare di arrivare a una conclusione. La senatrice bellunese Raffaela Bellot aveva presentato un’interrogazione sul caso dell’omicidio a colpi di pistola del tassista, a Santiago de Cali, chiedendo l’intervento della Farnesina: «La risposta migliore è che le indagini sono state riaperte e siano sempre in contatto con il sottosegretario per gli Affari esteri, Benedetto Della Vedova, il quale mi ha garantito l’impegno da parte del ministero».
Il prossimo passo sarà quello di attrezzarsi con un avvocato colombiano, fermo restando che quello bellunese Antonio Ariano ha fatto tutto quello che poteva con le autorità colombiane e con un detective: «Sarà una spesa importante, ma la riteniamo indispensabile, per avere un punto di riferimento sul posto e in grado di seguire da vicino le indagini. Chiederemo un aiuto alla Regione Veneto e al Comune, con la speranza che tutti insieme si arrivi a un risultato concreto. Nei prossimi giorni, incontrerò anche la sorella Martina, per mettere a punto la migliore strategia. Ci vorrà pazienza, ma speriamo di arrivare a dei risultati concreti».
L’indagato è sempre un certo Jhon Freddy.
(g.s.)
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