La famiglia di Martina cerca altri colpevoli «No all’archiviazione»

Nuova opposizione dei Bonavera alla richiesta del pm Il gip chiamato a pronunciarsi oggi sull’ottavo indagato
Di Gigi Sosso
Fiori per martina
Fiori per martina

BELLUNO. La famiglia Bonavera contro la Procura: nuova opposizione alla seconda richiesta di archiviazione. Da una parte, la procura della Repubblica e dall’altra i familiari di Martina Bonavera. In mezzo alla strada, il giudice per le indagini preliminari Montalto, che deve decidere se archiviare definitivamente l’inchiesta sulla sicurezza della statale 50 di Grappa e Rolle, all’altezza del bivio per Giamosa. La zona in cui, il 9 marzo di tre anni fa, perse la vita la 13enne studentessa della media Ricci, investita da un camioncino, alla cui guida c’era Luciano Possamai.

Il pubblico ministero Gallego aveva già chiesto l’archiviazione per i sette indagati dei primi tempi: Nicola Prisco, Aldo Castellari, Cesare Salice, Domenico Capomolli, Eutimio Muccilli, Ugo Debennardo e Fabio Arcoleo. L’avvocato Gracis si era opposta una prima volta e Montalto aveva disposto che si indagasse qualcun altro e si facessero delle verifiche su chi ha potere decisionale sulla sicurezza di quella via di comunicazione. Il secondo troncone delle indagini ha coinvolto Ettore De Cesbron de la Grennelais (dirigente dell’area tecnica esercizio del compartimento del Veneto), ma non dev’essere emerso niente di particolare, tanto meno di decisivo, se dalla procura è partita una seconda richiesta di archiviazione. La famiglia immaginava che le indagini si dirigessero anche verso il Comune di Belluno, che dopo la morte della ragazza ha realizzato alcuni interventi in economia e con i propri operai (il camminamento all’interno del guard rail e la passerella che lo collega alle strisce pedonali di fronte alla fermata dell’autobus), ma così non è stato. Oggi si aspetta un’imputazione coatta: l’obbligo per il pubblico ministero di scrivere il capo d’imputazione. Ma può anche scattare un’ulteriore archiviazione e basta.

Possamai è stato condannato a un anno e sei mesi in abbreviato per omicidio colposo, senza la concessione di attenuanti e al pagamento di provvisionali per il papà e la nonna. La mamma e i fratellini, invece, hanno avviato delle cause in sede civile. L’appello è stato fissato per il 14 marzo, a Venezia. Nel frattempo, i Bonavera hanno ritirato la loro costituzione di parte civile, perché sono già stati risarciti dall’assicurazione e si riservano di agire nei confronti degli altri soggetti, che possano avere delle responsabilità nella tragedia che li ha colpiti. Per questo, bisognerà aspettare l’udienza di oggi ed, eventualmente, il processo.

Le indagini sulla sicurezza sono partite sulla base di un esposto dei cittadini di Salce, che da anni stavano protestando per la scarsa sicurezza di quel tratto di strada, in cui da qualche tempo è stato anche installato un autovelox tarato sui 50 chilometri orari. Era contro ignoti, ma si parlava di Anas e Comune di Belluno.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi