«La Ferroli dia formazione pure dopo i licenziamenti»
Alano, sindacati e proprietà a confronto dopo l’annuncio del piano di esuberi Agnolazza (Fim Cisl): «Trattativa sulle condizioni di uscita dalla fabbrica»
ALANO DI PIAVE. La Ferroli deve offrire strumenti di formazione e riqualificazione professionale ai lavoratori di Alano anche dopo il loro licenziamento. È questa la richiesta dei sindacati, che ieri alla sede di Confindustria di Verona hanno incontrato l’azienda per il primo faccia a faccia dopo l’annuncio venerdì del piano con 404 esuberi, dei quali 304 nella sede principale di San Bonifacio (Verona) che ha in tutto 780 dipendenti, 80 nello stabilimento di Alano di Piave e 20 a Siena.
Mentre fuori da Confindustria Verona i lavoratori in stato di agitazione davano vita ad un presidio di protesta, le rsu con Fim Cisl e Fiom Cgil si sono confrontate su quel piano che i sindacati respingono con forza.
«Il piano presenta gli esuberi sulle varie attività della Ferroli», dice Paolo Agnolazza della Fim Cisl al termine dell’incontro, «ad Alano però la questione è molto divesa, perché negli altri stabilimenti si discute di ridurre gli organici mentre ad Alano purtroppo di chiusura. Abbiamo aperto dunque un confronto che da una parte vede la discussione che non coinvolge Alano, quella sugli esuberi degli altri stabilimenti, mentre c’è un’altra parte di discussione che riguarda Alano ed è quella delle condizioni con cui i lavoratori vengono accompagnati fuori dall’azienda».
«Ad Alano avevamo già chiesto le attività formative per i lavoratori», spiega Agnolazza, «e c’è stata adesione, hanno partecipato 75 lavoratori, con tutte le difficoltà che comporta rimettersi in gioco e abbandonare l’azienda per trovarsi in mezzo al mercato del lavoro. Chiediamo che l’azienda metta disposizione dei piani formativi anche dopo il licenziamento. Per il momento abbiamo utilizzato la formazione prevista dalla legge a carico della Regione. L’azienda ha fatto qualche piccola attività formativa, ad esempio sui patentini, ma speriamo che ci mettano a disposizione qualcosa di più».
Da parte del sindacato ci sarà dunque una richiesta di incontro urgente al ministero «per cercare di trovare forme che migliorino questo piano dal punto di vista dell’impatto dell’occupazione e dell’offerta di soluzioni accettabili per i lavoratori. La nostra preoccupazione oggi è quella di riuscire a trovare con l’azienda un punto di equilibrio che tenga in considerazione anche gli impatti occupazionali».
I tempi tecnici per tentare un confronto, sottolinea Agnolazza, ci sono: «Abbiamo i 45 giorni fissati dalla legge durante i quali quali l’azienda non può fare nulla, non può mandare le lettere di licenziamento, in modo che si possa tentare di trovare un accordo. Non abbiamo esaurito il confronto, che dovrà quindi proseguire».
I sindacati nutrono molti dubbi sul piano aziendale anche per quanto riguarda gli stabilimenti destinati ad essere ridimensionati: in sostanza i tagli annunciati non garantirebbero, per le organizzazioni sindacali, la continuità della produzione indicata dall’azienda.
Lo stabilimento Ferroli di Alano di Piave, però, non sarà di questa partita: il destino annunciato è quello della chiusura e l’impegno dei sindacati è quello di cercare di attenuare l’impatto occupazionale
«Ora organizzeremo ad Alano una assemblea per informare di quello che sta succedendo», spiega Agnolazza, «anche se per Alano non ci saranno buone notizie».
Stefano De Barba
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video