La festa della cultura nordafricana invade il centro

Centinaia di persone in piazza dei Martiri per la kermesse araba. «I nostri figli sono italiani, con doveri e diritti»

BELLUNO. «Dobbiamo insegnare ai nostri figli ad amare l’Italia, i suoi valori e la sua cultura di legalità, partecipazione e cittadinanza attiva». Così Karim Aichi, l’imam delle comunità islamiche italiane, ha parlato ieri alla festa dei Paesi arabi nord Africani che si è svolta in piazza dei Martiri.

L’iniziativa, che rientra nell’ambito del programma “Il gusto dell’altro”, ha riscosso grande successo. Nordafricani e bellunesi hanno invaso il tendone allestito in piazza, dove si poteva assistere a laboratori di cucina africana, alla preparazione dell’olio di Argan, deliziarsi gli occhi con i prodotti dell’artigianato marocchino. Donne e uomini in costumi tradizionali hanno intrattenuto i tanti visitatori. Tra questi anche il sindaco Massaro, accompagnato da uno dei figli, l’assessore Claudia Alpago Novello e il dirigente dell’ufficio immigrati della prefettura, Nicola De Stefano.

Dopo aver fatto un giro nel tendone assaggiando i prodotti tipici e informandosi su usi e costumi, le autorità si sono accomodate nel salotto magrebino allestito alla fine del tendone, dove è stato servito il tè, secondo la tradizione araba. A rompere il ghiaccio è stata l’assessore Alpago Novello che ha curato l’iniziativa: «Questa festa deve diventare sempre più grande, contenendo tutte le etnie che vivono nel nostro territorio». Si sono incentrati sulla conoscenza e sulla pace gli interventi del sindaco e del rappresentante prefettizio. «La cultura è spesso motivo di divisione», ha esordito Massaro, «ma la conoscenza l’uno dell’altro è un momento di grande festa e ci permette di superare i conflitti. La conoscenza è pace». «Importante è fare comunità», ha detto anche De Stefano, «stare insieme è fondamentale e più siamo maggiore sarà la diffusione della pace e del benessere».

Integrazione e convivenza pacifica sono stati i temi del presidente della Federazione islamica veneta Tanji Bouchaid: «In Marocco non c’è differenza tra islamici, ebrei e cristiani. Questa è l’integrazione che noi ci portiamo dietro, che abbiamo nel sangue. Abbiamo firmato anche una Carta dei valori come Federazione in cui si sancisce il rispetto del posto in cui si vive e della sacra vita della persona». A margine aggiunge: «Il Marocco mi ha insegnato l’educazione, l’Italia mi ha fatto scoprire chi sono».

Entusiasmo è venuto anche da Zaidi Allal, presidente della Uim (Unione italiana immigrati) che ha sottolineato: «La diversità è una ricchezza e questo Comune può accogliere qualsiasi razza, basta che si rispettino le regole italiane». Prima dell’intervento dell’imam Aichi, due bambini hanno letto una poesia sul tema dell’amicizia tra popoli. «Questo momento è un tassello sulla via della pace e dell’integrazione tra culture», ha detto Aichi. E poi, rivolgendosi alla comunità di immigrati, ha ribadito: «L’incontro con Belluno dobbiamo farlo tutti i giorni, nel nostro vissuto quotidiano. Sono questi i valori che vogliamo trasmettere ai nostri figli che sono cittadini italiani a pieno titolo con doveri e diritti. Per cui non facciamo eventi mordi e fuggi, quello di oggi deve essere un modo di essere». A conclusione i bimbi hanno cantato una canzone araba e poi tutti alla cena marocchina.

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