La Festa della Repubblica rinnova responsabilità e senso di comunità dopo la pandemia
BELLUNO
Il lungo drappo tricolore che sventola da Palazzo dei Rettori è il simbolo di una giornata che riporta un barlume di normalità nella vita dei cittadini. Pur in tono ridotto, si sono svolte ieri le cerimonie per il 74° anniversario del referendum che, il 2 giugno 1946, ha proclamato la nascita della Repubblica Italiana. Alle 11 in tutti i Comuni sono state issate le bandiere tricolori sui pennoni, alla presenza delle autorità.
In piazza dei Martiri a Belluno a fare gli onori di casa è stato il Prefetto, Adriana Cogode, che ha letto il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di fronte alle autorità e ai cittadini, accorsi per le celebrazioni. Quasi tutti con la mascherina e ben distanziati. E proprio il coronavirus ha fatto da filo conduttore del messaggio di Mattarella, che ha ricordato come il Paese si sia trovato di fronte a «difficoltà mai viste», che necessitano ancora di «unità, responsabilità e coesione».
Mentre i cittadini ascoltavano il messaggio del Presidente, in piazza Duomo i vigili del fuoco issavano sulla torre dell’orologio della Prefettura un tricolore di una quindicina di metri. In piazza dei Martiri, invece, la bandiera è stata issata sul pennone dagli alpini del Settimo. Presenti alla cerimonia anche le associazione combattentistiche e d’arma.
«Questa Festa della Repubblica rinnova il senso dell’istituzione repubblicana», ha detto il sindaco di Belluno, Jacopo Massaro. «In questo periodo ci siamo limitati molto nelle nostre vite, ma così facendo abbiamo lavorato per il bene comune. Oggi più che mai, dunque, rinnoviamo il senso dell’istituzione repubblicana».
A Feltre la cerimonia in piazza Maggiore ha visto la presenza della banda cittadina, che ha suonato l’Inno d’Italia. «Questa semplice e sobria cerimonia rappresenta un primo timido segnale di ritorno alla normalità dopo l’epidemia che ci ha toccati», ha detto il sindaco, Paolo Perenzin, che ha usato una bella metafora per descrivere il presente e il futuro: «Per arrivare in cima ad una montagna spesso bisogna sapersi fermare e aspettare chi è rimasto indietro, per poi raggiungere tutti insieme la vetta».
Ad Auronzo il sindaco Tatiana Pais Becher, dopo aver ricordato le vittime dell’emergenza Covid e aver espresso la propria vicinanza a medici, infermieri, operatori sanitari, forze dell’ordine e volontari, ha ricordato come la cerimonia divenga «un momento di riflessione collettiva sul senso di comunità. La giornata odierna segna l'inizio della nostra ripartenza, in cui i sentimenti di appartenenza, solidarietà e accoglienza assumono un nuovo significato».
Eguaglianza e lavoro sono stati i temi toccati a Sedico, nell’intervento dell’assessore Marco Crepaz, che ha ricordato il ruolo fondamentale delle donne nel seguire i figli alle prese con le lezioni a distanza e le difficoltà di tanti lavoratori. «In questi difficili mesi», ha concluso, «abbiamo visto come anche dei diritti fondamentali che tutti noi consideriamo imprescindibili possano essere messi a repentaglio non da una guerra mondiale, ma da una pandemia». —
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