La forza di Fabio: vince la Vascalonga nonostante la malattia

Demegni campione over 60: «Ho continuato a vivere anche quando mi hanno comunicato la gravità del male»

BELLUNO. Ci sono imprese sportive che vanno al di là del semplice atto fisico, della vittoria o della conquista di un trofeo; sono quelle realizzate da persone normali, che in realtà di normale non hanno nulla. È il caso di Fabio Demegni, affetto da un tumore inguaribile ai polmoni, che è riuscito, contro il parere dei medici e superando ogni difficoltà a vincere la Vascalonga 2018 nella categoria over 60, nuotando senza sosta per quasi milleduecento metri, cosa non facile neanche per nuotatori perfettamente sani. Di Fabio colpiscono il sorriso, la tranquillità e la voglia di godersi la vita nonostante tutto che dimostra mentre parla della sua situazione e di come lo sport rappresenti per lui la linfa irrinunciabile che gli permette di affrontare al meglio la sua malattia.

«Ho sempre fatto sport e il nuoto è una cosa a cui non potrei mai rinunciare», spiega Fabio, «i medici erano contrari quando ho annunciato che avrei partecipato alla Vascalonga, dicevano che nessuno nel mio stato aveva mai pensato di fare una cosa simile. Non posso dire che sia stato facile, ma la gioia e la soddisfazione di superare ogni limite, mi ha ripagato degli sforzi».

Il travagliato percorso affrontato da Fabio è lo stesso tristemente conosciuto da altri malati nel suo stato: «Sto affrontando alcuni cicli di chemioterapia, un trattamento che uccide le cellule tumorali, ma anche tante cellule sane e l’ultima seduta l’avevo avuta appena una settimana prima della Vascalonga, per il fisico è stata una dura botta dalla quale ho fatto fatica a riprendermi in tempo per la gara, ma ce l’ho fatta».

«Molte volte purtroppo i dottori sottovalutano il grande effetto psichico di una passione, qualunque essa sia, perché ritengono che possa contrastare gli effetti di una cura o amplificarne i possibili effetti collaterali», spiega Gianluca Rossi, medico che segue Demegni, «in realtà è l’esatto contrario, perché mobilita tutte le risorse dell’individuo per raggiungere un obiettivo che lo fa sentire vivo. Fabio ha dimostrato con la sua impresa sportiva che lo sport vissuto come passione vera ha un effetto “vitalizzante” anche se chi lo pratica ha una malattia grave. Probabilmente serve tanto quanto la terapia stessa».

Un messaggio importante quello di Fabio per altre persone come lui, che dalla sua storia potrebbero trarre l’ispirazione necessaria per non rinunciare alle proprie passioni nemmeno davanti a difficoltà che sembrano insuperabili. «Quando mi hanno comunicato la gravità del mio tumore ho mollato tutto, ma ho scelto di affrontare la situazione apertamente, senza chiudermi in me stesso. L’ambiente della piscina è rilassante e quando sono in acqua sto bene, spero che chi vive una situazione come la mia possa non abbattersi e vivere al massimo la propria vita nonostante tutto, facendo quello che dà piacere ed endorfine, lasciando ai medici la gestione delle cure mediche, ma mantenendo il controllo della propria vita privata».



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