La frana di Perarolo rallenta ma l’allarme resta

PERAROLO. Resta l’allarme rosso a Perarolo e anche oggi le famiglie evacuate staranno fuori casa fino al ritorno all’allarme arancione o allo stato di attenzione sulla frana della Busa del Cristo.
Il Comune ieri pomeriggio ha spedito un altro sms agli evacuati per spiegare che permane lo stato di allarme massimo. Nel 2000 la gente passò un mese fuori di casa, ora si spera che i tempi siano ridotti e che il gelo venga in aiuto.
Ieri giornata di sopralluoghi da parte dei tecnici del Genio Civile e della Regione che sono saliti sulla frana per capire la situazione.
«Permangono quattro punti critici che fanno confermare lo stato di allarme e di conseguenza almeno questa notte (ieri, ndr) la gente rimarrà dove è ora ospitata» spiega il sindaco Pierluigi Svaluto Ferro «la parte bassa della frana tende a rispondere in ritardo alle sollecitazioni e allora in via precauzionale abbiamo preferito così».
Seconda notte fuori casa per i ventidue abitanti del centro di Perarolo, a causa della frana della Busa del Cristo che si è rimessa in moto. Tecnicamente, i quattro punti sono quelli che «nelle prime dodici ore dall’inizio del movimento hanno avuto una accelerazione di 19 cm, nella componente verticale più grande» continua il sindaco «e lo spostamento maggiore nelle prime tre ore. Come comportamento verticale, sui quattro punti siamo all’1,4 cm/h del pomeriggio» di ieri.
Quindi restano il presidio a vista con i volontari della protezione civile, l’illuminazione del corpo frana e le strade chiuse con gli sbarramenti. E con la via di fuga individuata verso Belluno.
Martedì la frana del monte Zucco “andava” a 2 centimetri all’ora: ieri mattina lo scivolamento era previsto in 19 centimetri, poi nel pomeriggio la stima su dodici ore è stata di 14 (le misure vengono fatte due volte al giorno).
Quindi il dato di 1,4 cm/h che conferma come «il fenomeno sia in decelerazione, ma il problema è che hanno anche emesso un bollettino di condizioni meteo non buone».
Pioggia, più che neve, e questo spaventa: l’acqua è alla base del problema della riattivazione del movimento franoso che consta di 300mila metri cubi in totale: i centomila che si sono rimessi in moto, poi altri due agglomerati di 70mila metri cubi e di 30mila.
Martedì Svaluto Ferro ha guidato le operazioni di evacuazione e di pianificazione degli interventi da attuare, anche con l’attivazione del Coc, il centro operativo comunale di protezione civile. E ieri mattina ha seguito i tecnici che erano in sopralluogo. «La preoccupazione riguarda la berlinese che se perde gli ancoraggi, se dovessero cedere, rischia di ribaltarsi. È un momento difficile da tenere sotto controllo» diceva il sindaco martedì notte, tra un briefing e l’altro. «Con Bottacin abbiamo fatto il punto della situazione, poi quello con i tecnici del genio civile anche se il sistema di monitoraggio che c’è è evoluto e dà allarmi in tempo reale. Nel 2000 è già successo e in quella occasione il Boite era più alto e c’era sicuramente tanta più acqua di adesso. Un problema potrebbe essere lo spostamento d’aria provocato dalla massa che dovesse venire giù».
«Nella notte ha rallentato» spiega l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin che martedì sera era a Perarolo «ma si è mossa parecchio: 19 centimetri. I volontari stanotte sentivano sassi che venivano giù. Nelle ultime dodici ore è avanzata di 14 cm, prima si muoveva a 2 cm l’ora. È sensibilmente rallentata ma non ancora nei dati storici, come l’altro ieri. Lo scampato pericolo ancora non c’è». Così restano le ordinanze.
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