«La frana fu un evento imprevedibile»

BORCA DI CADORE. In aula consulenti “armati” di tela e proiettore per spiegare come la frana di Cancia fu un evento imprevedibile ed inevitabile, anche se il sistema d’allarme avesse funzionato. È stata una lunga udienza, quella di ieri, la sesta del processo che vede alla sbarra l'ex sindaco di Borca di Cadore Massimo De Luca, classe 1973 (difeso dall'avvocato Anna Casciarri ), ed il tecnico comunale Vanni De Bona, classe 1957 (difeso dall'avvocato Annamaria Coletti), accusati di omicidio colposo plurimo per la tragedia, avvenuta nella notte tra il 17 e il 18 luglio 2009 a Cancia, dove morirono Giovanna Belfi e Adriano Zanetti, madre e figlio che abitavano nella prima casa sulla quale si abbattè l'ammasso di sassi misto a melma provenienti dall'Antelao. Un ammasso di circa trentamila metri cubi di materiale.
L’udienza di ieri era riservata all’audizione dei consulenti della difesa. Il professor Carlo Gregoretti dell’Università di Padova e l’ingegner Stefano Paccagnella per l’ex sindaco De Luca ed il professor Francesco Colleselli per il tecnico comunale De Bona. Il professor Gregoretti e l’ingegner Paccagnella hanno proiettato in aula la simulazione dell’evento per spiegare la violenza e l’intensità del temporale che innescò la frana. I consulenti hanno spiegato come i “debris flow” (il flusso dei detriti) sono un processo naturale che consiste nel trasporto di materiale solido da parte di un fluido in ambiente montano.
Si tratta di colate con elevata concentrazione di materiale detritico, che si muovono verso valle con velocità variabili da pochi centimetri al secondo fino a oltre 5 metri al secondo. Nel caso di Cancia i consulenti hanno sostenuto che i tempi della frana furono così ristretti (circa 20 minuti) che se anche il sistema di monitoraggio avesse funzionato non sarebbe stato in grado di avvertire la popolazione. I consulenti hanno sottolineato, inoltre, che quello installato a Cancia era appunto un sistema di monitoraggio e non d’allarme. E con quel particolare tipo di sistema il “debris flow” era un fenomeno che non si poteva controllare. L’evento fu, dunque, imprevedibile e a nulla, vista la velocità degli eventi, sarebbe servito il sistema di monitoraggio della frana di Cancia se anche avesse funzionato.
Il processo per la frana di Cancia vedeva inizialmente sette imputati alla sbarra. Due dipendenti della ditta che costruì gli invasi sono stati prosciolti direttamente in udienza preliminare dal gup Giorgio Cozzarini. Il procedimento poi s’è diviso in due tronconi: i tre tecnici del Genio Civile sono stati giudicati in rito abbreviato ed assolti mentre De Luca e De Bona hanno deciso di affontare il pubblico processo.
Al termine dell’udienza di ieri, il giudice Elisabetta Scolozzi ha rinviato il processo al prossimo 11 luglio.
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