La Grande Guerra torna a rivivere a punta Gallina
CORTINA
Una notte al fronte in un'atmosfera di altri tempi. E' questa la novità dell'inverno promossa da Raniero Campigotto, il gestore del rifugio Col Gallina, in collaborazione con il gruppo naturalistico Bellona e le guide alpine di Cortina.
Grazie all'interessamento di Campigotto è stato recuperato il caposaldo della prima guerra mondiale di punta Gallina.
I lavori sono stati curati da due membri del gruppo “Sentinelle del Lagazuoi”, Alex Zanghellini e Luca Turchetto.
Questi due ragazzi hanno portato avanti l'opera con passione, rispettando le strutture esistenti e recuperando, per quanto possibile, i resti originali.
«Il lavoro», spiega Campigotto, «è iniziato con un'indagine sulle opere effettuate dai soldati in tempo di guerra per poi ripristinarle come erano allora».
Oggi, dopo il ripristino, è possibile visitare il caposaldo con una facile ed emozionante ciaspolata adatta anche ai bambini. Partendo dal rifugio Col Gallina si sale per la pista da sci, arrivando così a punta Gallina. Durante il percorso si è accompagnati da una guida alpina e da due rievocatori in uniforme storica che raccontano aneddoti della Grande Guerra rendendo ancora più emozionante la salita.
Al caposaldo è poi possibile ristorarsi sempre con i “soldati”. La rievocazione ricorda l'inverno del 1915 quando la guerra era ormai diventata guerra di posizione e si ebbe l'esigenza di costruire posizioni strategiche, dominanti le linee avversarie; posizioni che poi, nel succedersi degli eventi bellici, sono diventate dei veri capisaldi. Punta Gallina era uno di questi punti strategici.
Situato a quota 2.518, era un caposaldo di artiglieria italiana, dotato di alloggi per ufficiali e soldati, postazioni di artiglieria, ed un osservatorio in caverna dal quale si controllavano i movimenti avversari nella zona del Lagazuoi.
Un robusto baraccamento fungeva da cucina per i numerosi soldati in servizio. Un trinceramento di sassi a secco collegava la selletta da punta Gallina a croda Negra, altro caposaldo di artiglieria italiana.
«Con i lavori di ripristino», continua Campigotto, «è stata notata l'entità dell'opera e la cura della costruzione; e si è anche capita l'opera di smantellamento del materiale ferroso fatta nel dopo guerra dai famosi “recuperanti”: gente senza lavoro che si guadagnava da vivere recuperando materiale sui vari fronti dolomitici».
Il caposaldo venne abbandonato nell'autunno 1917 durante la ritirata di Caporetto, in cui l'intero fronte dolomitico venne sgombrato in tutta fretta. Oggi quella postazione rivive e con lei anni di storia indimenticabili. La prossima settimana Campigotto organizzerà una visita, assieme ai rievocatori storici, per albergatori, ristoratori e Regole.
Alessandra Segafreddo
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