«La guardia medica tornerà»: si valutano soluzioni tra Ponte e Puos
Da una parte l’Usl 1 Dolomiti è disponibile a compartecipare alla messa in sicurezza. Dall’altra i Comuni della conca d’Alpago e di Ponte nelle Alpi si stanno impegnando per trovare una collocazione idonea. Ieri mattina, in municipio a Cadola, il direttore dei servizi sociali Gian Antonio Dei Tos ha incontrato i sindaci Paolo Vendramini e Oscar Facchin. Presenti per l’Usl anche Sandro De Col e Gianluca Romano.
Al centro un tema che sta suscitando, da giorni, parecchie discussioni: il trasferimento della guardia medica a servizio di Ponte nelle Alpi e Alpago - che trovava spazio a Cadola - all'interno dell'ospedale di Belluno.
«Alcune affermazioni apparse negli ultimi giorni derivano in buona parte da poca informazione», sottolinea Adriano Rasi Caldogno, direttore generale Usl 1, che ieri pomeriggio, per fare chiarezza, ha convocato una conferenza stampa. Al tavolo anche il consigliere regionale Franco Gidoni. «La nostra preoccupazione è rendere il maggior servizio possibile e ci siamo mossi in modo sollecito per trovare una soluzione».
«La guardia medica potrà trovare posto nel riqualificato distretto sanitario di Puos d’Alpago», fa presente Facchin. I lavori saranno però ultimati nel 2019. Nel frattempo, si sta valutando uno spazio nella casa di riposo, sempre di Puos, dove andrà in sopralluogo De Col la prossima settimana. Ma c’è anche Ponte nelle Alpi: potrebbe essere messo in sicurezza il locale di Cadola. In alternativa, il Comune si è impegnato a individuare un’altra sede idonea. Che sia Ponte o Alpago, la guardia medica tornerà.
E, visto che i medici sono due, il servizio di continuità assistenziale che resta al San Martino potrà essere potenziato di qualche ora. Ma per capire appieno la situazione attuale bisogna ricordare gli antefatti.
«Il 19 settembre 2017 una dottoressa della guardia medica di Catania ha subito violenza. Solo una delle recenti aggressioni», ricorda Rasi. «L’estate scorsa la Regione, sollecitata da tavoli di lavoro con medici di base e rappresentanti delle guardie mediche, ha adottato una delibera sulla riorganizzazione della continuità assistenziale, dando mandato di mettere in sicurezza le sedi».
Il che significa che devono essere dotate di mezzi anti intrusione (eventuali sbarre a finestre, ventri anti sfondamento, porta blindata, videocitofono, telecamera esterna) e di un collegamento con le forze dell’ordine, tramite pulsante posto sotto il tavolo del medico. «Tommasa Maio, segretario nazionale Fimmg, il 20 settembre 2017 ha inviato una nota a tutti i direttori generali e alle Prefetture», aggiunge Rasi. «Abbiamo quindi avviato una ricognizione di tutte le sedi di guardia medica in provincia (sei nel distretto 1 e tre nel 2, ndr). A dicembre è stata spostata quella di Cortina, dal distretto al Codivilla. Il locale di Ponte si è rivelato non idoneo dal punto di vista della sicurezza, anche per la posizione vicina all’uscita autostradale».
Ecco allora che, anche su sollecitazione di Maria Luisa Calabrò, referente della Fimmg provinciale e coordinatrice della guardia medica a Ponte, che aveva segnalato situazioni critiche, l’Usl si è mossa scrivendo il 14 giugno a Vendramini e per conoscenza a Jacopo Massaro, chiedendo la disponibilità a trovare altri locali, sempre a Ponte. «Lo spostamento è stato stabilito un mese dopo, il 18 luglio, essendo mancato un riscontro». —
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