La maestra: «Non l’ho preso per le orecchie»
BELLUNO. La maestra si difende. Non ha messo le mani addosso a quell’alunno di 10 anni di una scuola elementare cittadina, ragion per cui è sotto processo per lesioni aggravate e abuso di mezzi di correzione e disciplina: «Non l’ho preso per le orecchie e, quando siamo caduti a terra, non gli ho messo un ginocchio sullo sterno: il mio è stato un tentativo di non farlo uscire dalla scuola, dopo che per due volte mi aveva detto seccamente “non me ne frega un cavolo, me ne vado», ma con un linguaggio decisamente più colorito» ha detto all’avvocato Monica Barzon.
La donna insegna da una quarantina di anni e per la gestione di questo ragazzino, che purtroppo soffre di soffre di deficit dell’attenzione e iperattività oppositiva doveva basarsi anche su un’insegnante di sostegno: «Era molto impulsivo e faceva fatica a controllare le emozioni, oltre che ad avere relazioni normali con i compagni di classe, che colpiva con calci e pugni. Oppure capitava che lanciasse materiale scolastico».
L’episodio contestato dalla procura della Repubblica, sulla base di una denuncia presentata da un maresciallo dei carabinieri è del 5 febbraio 2016: «Quel giorno era in programma anche dell’attività motoria e l’ultimo quarto d’ora era riservato al gioco. Il fatto che io avessi scelto un altro bambino e non lui l’ha spinto ad allontanarsi, a sistemarsi vicino a dei materassi e a cominciare a lanciare dei coni. Quando mi sono avvicinata, l’ho visto rosso in viso, paonazzo e sudato: stava vivendo una crisi. Quando poi mi ha ribadito di volersene andare, forse per raggiungere il nonno che tutti i giorni veniva a salutarlo, per evitare che si mettesse in pericolo, l’ho preso sopra una spalla, spingendolo verso l’interno. Abbiamo perso l’equilibrio e siamo finiti a terra. Gli ho preso le mani e stretto le sue gambe tra le mie ginocchia, per evitare che mi colpisse con pugni e calci».
La sequenza della posizione di contenimento, naturalmente con protagonisti diversi è stata riprodotta in una serie di fotografie, che sono state prodotte al giudice Feletto: «Non gli ho messo le mani addosso e non l’avrei mai fatto. Il maresciallo non può aver visto alcune cose, ma mi ha gridato “lo lasci immediatamente”». È seguita la denuncia, che ha portato la donna in tribunale. Sempre ieri sono stati ascoltati sette testimoni della difesa, che non potevano che confermare questa versione dei fatti, a cominciare da una delle due insegnanti di sostegno, che è finita per terra tre o quattro con il ragazzo, sempre nel tentativo di tenerlo tranquillo.
La sentenza è stata messa in calendario per il prossimo primo febbraio. La madre dell’alunno si è costituita parte civile con l’avvocato Triolo, segno che al momento della discussione chiederà un risarcimento danni.
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