La mannaia taglia tac e risonanze: «La salute è a rischio»

Preoccupa la razionalizzazione imposta dal Governo Gli utenti dovranno pagare gli esami ritenuti inappropriati. Sono 208 gli esami finiti nel mirino del ministero

BELLUNO. Risonanze, tac, estrazioni dei denti, test del colesterolo: sono solo alcuni degli esami clinici finiti nella lista nera dei tagli alla sanità. Se mutuati, si potranno fare meno spesso di quanto non avvenga oggi. Perché, se ritenuti inappropriati, sarà il cittadino a doverli pagare. E il medico che li prescrive rischia sanzioni in busta paga.

«Questo è un attentato al diritto alla salute», tuonano sindacati e associazioni dei consumatori dopo la presentazione, da parte del ministro Lorenzin, della lista degli esami da tagliare per razionalizzare la spesa sanitaria. Mentre l’Ordine dei medici e il sindacato provinciale prendono tempo («vogliamo vedere le carte prima di esprimerci»), pensionati e consumatori sono preoccupati e chiedono che non si vadano a ledere i diritti fondamentali dei cittadini, pur di fare cassa.

La lista. La lista ministeriale prevede tagli per 208 esami, soprattutto nel settore della radiologia, genetica e odontoiatria. Esami da tenere sotto osservazione in quanto considerati fonte di sprechi per l’errata prescrizione da parte di medici di base. Medici su cui penderà, secondo questa riforma sanitaria, la scure delle sanzioni, in caso di eccessive prescrizioni diagnostiche non necessarie. Per quanto riguarda la radiologia, l’appropriatezza verrà misurata non solo nelle condizioni di prescrizione, ma anche nei tempi di ripetizione degli esami. Alcuni esempi: la risonanza alla colonna potrà essere ripetuta soltanto 12 mesi dopo la prima se l’esito è negativo; l’esame del colesterolo, da fare sopra i 40 anni, se negativo dovrà essere ripetuto dopo cinque anni, in caso contrario il paziente dovrà ricorrere a prestazioni privatistiche. Per quanto riguarda invece le cure odontoiatriche, queste saranno garantite tramite il servizio sanitario - quindi con pagamento di ticket - soltanto se il paziente si trova in condizioni di vulnerabilità sanitaria o sociale. Insomma, una rivoluzione che andrà a incidere anche sul lavoro stesso dei medici di famiglia, che ha livello nazionale si dicono contrari a limitazioni nella libertà di scelta.

Le reazioni. «Se ci sono degli abusi prescrittivi vanno puniti», dice Renato Bressan, segretario dello Spi Cgil, che si dice d’accordo sull’appropriatezza prescrittiva, ma pone l’accento su un rischio: «Questi continui tagli alla sanità da parte del governo, che hanno comportato una decurtazione di 220 milioni di euro alla Regione Veneto, non devono andare a ledere il diritto alla salute del cittadino, che è sacrosanto. Con questi tagli, c’è il pericolo che la gente si veda costretta a ricorrere a strutture private, pagando. Ma gli anziani, che non navigano nell’oro, potrebbero anche decidere di non farsi più curare per risparmiare».

«Il problema», ribadisce Guido Mattera di Federconsumatori, «è che questa spending review rischia di costringere il medico di famiglia a fare una scelta drastica che potrebbe ritorcersi contro il paziente: per paura di una sanzione, il professionista potrebbe evitare di prescrivere un esame, col rischio che alla fine il paziente si trovi con una malattia non più curabile». «Il problema è in chi fa le prescrizioni», dice anche Gianluigi Della Giacoma della Fp Cgil, «c’è il reale pericolo che si ottenga l’effetto inverso cioè che il medico non prescriva più niente a scapito del paziente».

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