La Marchon scommette sull'Alpago
Mai un'ora di cassa, 250 lavoratori e una ventina di assunzioni nel 2011
Il brindisi per il 15º compleanno dello stabilimento Marchon a Puos d’Alpago
PUOS D'ALPAGO.
Nemmeno la crisi è riuscita a fiaccarli e per il 2011 si prevede una crescita a due cifre. Nel Bellunese della difficile congiuntura, la Marchon di Puos è la classica eccezione che conferma la regola. Ieri, per il suo 15º compleanno "alpagoto", l'azienda si è concessa un momento di autocelebrazione. I numeri, del resto, glielo consentono.
Nel 1995 i dipendenti erano sette, oggi 250, il 20 per cento in più rispetto all'anno scorso. Lo stabilimento di Puos è tra i più importanti accanto a Tokyo, Amsterdam, Hong Kong e la sede centrale di New York.
Vietato parlare di delocalizzazione o ridimensionamenti. Alla Marchon sono concetti quasi sconosciuti, anche perché l'idea originaria del gruppo era proprio quella di insediare uno stabilimento nel cuore del distretto dell'occhiale. Un modo per imparare il cosiddetto "know-how", ma anche per puntare sulla qualità del prodotto. Una sfida che finora sembra essere stata vinta.
Marchon nasce nel 1983 a Melville (New York), da allora la marcia verso i mercati mondiali e l'approdo - nel 1995 - a Fortogna di Longarone. In tre anni la filiale diventa la principale sede regionale dell'Europa. E' il 1998 e il gruppo apre lo stabilimento di Puos d'Alpago.
Zero cassa.
Il cammino della Marchon in terra d'Alpago non ha conosciuto battute d'arresto. Nemmeno con la grande crisi del 2009. «Non abbiamo mai fatto un'ora di cassa integrazione», sottolinea l'amministratore delegato Giancarla Agnoli, «ma soprattutto non abbiamo fatto mancare mai lavoro alle aziende dell'indotto».
Proprio il ricorso alle piccole imprese terziste è una delle caratteristiche dell'azienda americana: «Sappiamo che è un valore aggiunto. Fa parte della nostra filosofia», rimarca Agnoli. Attorno alla Marchon ruota un indotto di tutto rispetto per un totale di 277 lavoratori.
Nuove assunzioni.
Nel 2010 il gruppo Marchon Eyewear chiuderà con un fatturato netto di circa 550 milioni di dollari, mentre per il 2011 si prevede un incremento a due cifre. Agnoli e il suo staff confidano infatti nel lancio dei nuovi prodotti tridimensionali e in nuove alleanze con alcuni famosi marchi. Anche per questo, per il nuovo anno, si prevedono nuove assunzioni: «Incrementeremo del dieci per cento», l'impegno dell'amministratore delegato. In termini assoluti si raggiungeranno le 270-275 unità. La manodopera della Marchon proviene in buona parte dal Bellunese e dall'Alto Trevigiano, ma ci sono diverse professionalità anche da fuori regione, soprattutto nel settore design e marketing.
Centro stile.
Il centro di Puos è l'unico al mondo - oltre alla sede di New York - a essere quasi interamente autosufficiente. «Ci occupiamo delle diverse fasi di produzione», ha sottolineato il direttore tecnico Alberto Da Re, che ieri - accanto ai suoi colleghi - ha accompagnato numerosi giornalisti della stampa di settore alla scoperta dell'azienda. «Siamo sempre alla ricerca di profili specializzati», sottolinea Da Re. Tra i requisiti fondamentali - soprattutto per chi lavora nel settore tecnico e creativo - c'è la conoscenza della lingua inglese. «E' indispensabile per chi come noi lavora con l'estero. Lo stabilimento di Puos dialoga costantemente con l'America e il Giappone».
Made in Italy.
«La sfida di tutti i giorni è cercare qualcosa di nuovo», afferma Agnoli. «Per questo credo molto nel made in Italy». Ma l'innovazione e la ricerca, per Agnoli, non devono essere solo creative, ma anche tecniche e tecnologiche. Non è un caso che il Centro stile di Puos sia il punto di riferimento del gruppo. «Il fatto di essere nel distretto dell'occhiale è un valore aggiunto. E' su questo che abbiamo basato il nostro percorso».
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