La Marmolada divisa dalla doppia protesta
TRENTO. Domenica davvero singolare ieri in Marmolada. Immaginate la scena: una trentina di ambientalisti di Mountain Wilderness che sale a Pian dei Fiacconi per protestare contro l’ipotesi di costruire nuovi impianti di risalita, qualcuno di loro utilizza pure il vecchio impianto Graffer (che espone un cartello per avvisare gli ambientalisti che “non sono graditi”): il tutto mentre a passo Fedaia i rifugi restano tristemente chiusi per protestare contro gli ambientalisti. E sul passo c’è stato pure un battibecco.
Una situazione confusa? Almeno quanto il piano di sviluppo che la Provincia autonoma di Trento ha approvato per il ghiacciaio della Marmolada. Un piano che prevede la possibilità di costruire un nuovo impianto fino a Sass Bianchet (soluzione che pare non soddisfare nessuno) con gli amministratori della valle di Fassa che hanno sempre chiesto la possibilità di arrivare fino a Punta Rocca e gli ambientalisti contrari a nuovi investimenti in impianti di risalita.
Luigi Casanova, ambientalista storico, dopo le accuse reciproche pubblicate nei giorni scorsi dai giornali ha provato a lanciare un segnale di apertura: «Rimettiamoci a parlare». Ma con gli operatori del passo Fedaia ormai la situazione è compromessa. C’è chi fa notare che i trenta ambientalisti che si sono dati appuntamento al rifugio Pian dei Fiacconi (l’unico rimasto aperto, all’arrivo dell’impianto a fune) sono “meno numerosi dei posti di lavoro che andrebbero persi senza impianti di risalita”.
Franco Tessadri (che ha organizzato la manifestazione) spiega la visione ambientalista della Marmolada: «Noi abbiamo una visione complessiva della montagna, pensiamo alla viabilità, al ripristino dell’area del Fedaia, alla possibilità di realizzare una pista ciclabile attorno al lago. Loro invece considerano solo l’impianto che dovrebbe arrivare a Punta Rocca. Ma la nostra contrarietà agli impianti fino in vetta alla Marmolada non è una novità: abbiamo già combattuto (e purtroppo perso) contro l’arrivo della funivia che sale da Malga Ciapela fino a Punta Rocca. La nostra idea era che l’impianto dovesse fermarsi a Punta Serauta. Ora vogliamo evitare almeno un raddoppio degli impianti in vetta, che avrebbe conseguenze ambientali pesanti. I fassani non accettano che in vetta arrivi solo la funivia che sale dal Veneto, ma noi siamo abituati a considerare le montagne dal punto di vista complessivo. C’è una funivia in vetta? Sì. Ci pare sufficiente. Un nuovo impianto sarebbe solo un inutile spreco di denaro pubblico, senza contare la contrarietà della Fondazione Unesco».
Di questo si è parlato ieri al rifugio Pian dei Fiacconi, mentre al passo Fedaia i rifugi sono rimasti chiusi con un manifesto che condannava gli “ambientalisti della domenica”.
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