La medicina integrata procede a rilento
BELLUNO. Due medicine di gruppo integrate a Belluno, una rispettivamente a Limana e a Ponte nelle Alpi. In provincia procede con qualche rallentamento il piano di riorganizzazione della medicina di base voluta dalla Regione Veneto.
Dopo la firma dell’accordo economico a Venezia tra Regione e sindacati proprio a ridosso delle elezioni e le tante critiche per i milioni di euro che costeranno queste nuove organizzazioni di supporto sanitario alla popolazione, l’Usl 1 insieme con i Comuni si sta dando da fare per portare a casa quanto stabilito dal governo regionale.
«Ad oggi abbiamo due medicine di gruppo integrate già operative», spiega il direttore dei servizi sociali dell’azienda sanitaria Carlo Stecchini, «mi riferisco alle Utap del Comelico e del Longaronese-Zoldano. A queste si aggiungeranno le due di Belluno capoluogo: la Belluno1 di via Caffi, che vedrà presto aggiungersi un nuovo medico, così da portare i professionisti dai quattro attuali a cinque; a questa si aggiungerà quella che sorgerà a Cavarzano nello spazio dell’Ater che dovrà accogliere almeno nove medici di famiglia. I professionisti si stanno già muovendo in modo autonomo per realizzarla».
Qualche problema si è presentato in alcune zone della provincia. «In valle del Boite», sottolinea Stecchini, «non riusciamo a trovare edifici con prezzi abbordabili, per questo motivo stiamo cercando immobili nei paesi contermini. Su Pieve di Cadore stiamo lavorando per trovare una possibile sede, mentre ad Auronzo pensiamo di realizzare gli ambulatori dentro l’ospedale. Nella conca agordina, vista la sua conformazione molto aspra e difficile, ci sono un po’ di resistenze da parte dei medici di base, che sono un po’ cauti in merito al nuovo salto organizzativo».
Restano, poi, le medicine di gruppo integrate di Ponte nelle Alpi, dove altri cinque medici dovrebbero trovare posto nell’ex ambulatorio De Marchi che l’amministrazione comunale sta sistemando, e quella di Limana. «In quest’ultimo caso c’è un problema importante da risolvere. All’inizio, infatti, sembrava che il Comune potesse trovare una sistemazione ai medici di famiglia nei pressi della casa di riposo, ora invece sembra che non sia più possibile».
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