«La memoria per costruire un futuro migliore»
BELLUNO. La memoria come dovere non solo civico, ma anche morale. Per non rischiare di «accontentarsi delle piatte e ottuse visioni della realtà che ci vengono spesso proposte». Questa l’esortazione fatta da Adriana Lotto, professoressa e ricercatrice Isbrec, nel suo intervento alla cerimonia commemorativa tenutasi ieri mattina in piazza dei Martiri per ricordare i quattro partigiani che, il 17 marzo 1945, nell’allora piazza Campedel, furono uccisi: Salvatore Cacciatore, Giuseppe De Zordo, Valentino Andreani e Gianni Piazza.
Alla presenza di autorità, associazioni combattentistiche e cittadini, la Lotto ha riflettuto sul fatto che «qualcuno potrebbe dire che, a 71 anni di distanza, c’è ostinazione nel ricordo, che il passato è solo passato. Ma chi, al contrario, brucerebbe le proprie foto che lo ritraggono da bambino o dimenticherebbe genitori e nonni? La memoria è prima di tutto un dovere civico, che ci fa capire a che punto siamo e dove dobbiamo andare».
La ricercatrice Isbrec ha ricordato che uno dei quattro partigiani, Cacciatore, prima di venire impiccato gridò “Vendicatemi!”. «Voglio pensare che questo grido non fosse diretto solo ai pochi che sostavano lungo i portici quel 17 marzo», ha commentato. «Questo grido penso fosse diretto anche a noi. Ma come possiamo vendicare queste morti ingiuste? Riconoscendo che, se siamo nati e vissuti nella pace e nella democrazia, è anche grazie a loro. Per questo la memoria è pure un dovere morale».
Un messaggio contenuto anche nell’intervento del sindaco Jacopo Massaro e in quello di Isabella David, della Rete degli studenti. La giovane studentessa, ricordando la figura della sua bisnonna Carmela, che a 21 anni fu testimone dell’uccisione in piazza Campedel dei quattro partigiani, ha riportato le sue riflessioni al contesto contemporaneo: «Quando i professori ci chiedono, in classe, dove nacque la Costituzione, la risposta è che poté venire alla luce grazie alla Resistenza. La spinta eroica di quest’ultima, purtroppo, si sta un po’ spegnendo. Dobbiamo invece ricordare che la storia ci insegna che non esiste un fascismo buono».
Da qui l’appello ai suoi coetanei: «Reagite a chi antepone, in politica, l’interesse privato a quello pubblico. E, in vista del referendum costituzionale, informiamoci e studiamo».
Sull’importante compito affidato e da tramandare alle nuove generazioni ha insistito Massaro, puntando anche l’attenzione su come i cardini della comunità e della convivenza, costruiti in un tempo molto ampio, siano stati minati nel giro di pochi mesi. Il riferimento è andato all’attentato di Parigi. Ma il sindaco ha anche fatto notare come «negli ultimi anni si stia assistendo al prendere piedi in Italia di pensieri populisti e demagogici. La mancata conoscenza della nostra storia rappresenta uno dei maggiori pericoli e il miglior concime per la superficialità. Non basta insegnare educazione civica nelle scuole, ma serve un impegno personale da parte di ognuno di noi, una responsabilità nel fornire alle nuove generazioni strumenti di conoscenza della storia affinché possano costruirsi un pensiero autonomo e libero, fondato sui fatti realmente accaduti».
Da parte sua Gino Sperandio, presidente Anpi Belluno, ha auspicato che possa continuare la collaborazione con il Comune per la ricostruzione dei luoghi della Resistenza. «La strada giusta è quella che combatte povertà, violenza e disuguaglianza», ha ribadito la Lotto. «A tenere viva questa necessità sono i profughi. Per qualcuno rappresentano un “ostacolo”, ma in realtà sono loro a ricordare che non dobbiamo perdere il diritto di avere diritti».
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