La messa di Natale si celebra alle 20 e la confessione è in forma collettiva
Francesco Dal Mas / BELLUNO
La messa di mezzanotte anticipata alle 20. Confessione comunitaria con assoluzione pure comunitaria. La comunione potrà essere portata a casa del malato o dell’anziano da un familiare e da un amico. L’invito a medici ed infermieri a benedire loro stessi i propri pazienti in vece del prete. È la rivoluzione di Natale annunciata dal vescovo Renato Marangoni in una lunga lettera ai sacerdoti, tra l’altro invitandoli severamente a rispettare i comportamenti anti-covid.
MESSA DI NATALE
Il vescovo taglia corto sulla cosiddetta messa di mezzanotte. Che, come tale, non esiste.
«Se si celebra ai primi vespri, si fa la messa vespertina nella vigilia (solitamente alle 18 o alle 18.30). Se si celebra alle 20 si fa la messa nella notte: è l’ultimo orario possibile per non incorrere nel blocco delle 22 e per permettere alle persone di rientrare in casa, per cui oltre questo orario non si celebri. Nella giornata di Natale si adottano, come da prassi, o la messa dell’aurora o la messa del giorno».
«Quante celebrazioni è conveniente fare? Tra il gruppo di comunità parrocchiali che hanno lo stesso parroco, si preveda una sola messa vespertina nella vigilia e una sola messa nella notte. Se ci fosse l’esigenza di aggiungere una celebrazione durante il giorno, a motivo delle dimensioni piccole della chiesa o per frequentazione dei turisti, lo si faccia tenendo distanziata una messa dall’altra di almeno un’ora e mezza».
Marangoni raccomanda il rigoroso rispetto delle norme di sicurezza, anche sull’altare.
CONFESSIONE
Per la confessione nella forma individuale è bene evitare il confessionale, in particolare se non permette il distanziamento di almeno due metri tra ministro e penitente – entrambi con mascherina – e se non permette l’aerazione dell’ambiente. La confessione e l’assoluzione generale e in forma collettiva sono permesse solo «per eventuali circostanze particolari».
La Conferenza Episcopale del Triveneto ha ritenuto – ricorda Marangoni – di dare il proprio assenso ai singoli Vescovi qualora ritenessero che l’attuale circostanza del periodo natalizio, in questa condizione critica di contagio diffuso, rientri nel caso di “una grave necessità”.
E Marangoni, consultati i propri collaboratori, ha deciso in questo senso.
VISITE IN CASA
La visita in casa, agli ammalati, va fatta solo se espressamente richiesta dalla famiglia e – quando è possibile – va attuata con le dovute precauzioni che prevedono igienizzazione, mascherina e distanziamento.
COMUNIONE IN CASA
«Si suggerisce, invece, di prevedere la comunione per gli ammalati attraverso un familiare o una persona che già li frequenta. In questo caso, occorre che il parroco prenda accordi con il familiare o la persona amica in modo che, dopo aver partecipato a una celebrazione dell’Eucaristia e aver fatto la comunione, a loro volta, portino la comunione all’infermo in casa. Va loro predisposto un breve schema di celebrazione da fare in casa” .
MEDICI E INFERMIERI POSSONO
BENEDIRE I PAZIENTI
È probabile che si riesca a celebrare una messa di Natale collegandosi via streaming con le case di soggiorno per anziani.
Ma il vescovo chiede a medici, infermieri e operatori di assistenza un ulteriore servizio di affettuosa vicinanza e cura a nome delle famiglie e delle comunità che non possono accedere a un rapporto di vicinanza fisica.
«Suggeriamo di benedire tracciando il segno della Croce che per tutti noi è segno di Dio che ama».
IL VESCOVO PROTESTA
«Arrivano segnalazioni che lamentano superficialità e inadempienze sia nell’uso della mascherina sia nell’igienizzazione quando si è all’altare e ci si predispone alla comunione dei fedeli» protesta il vescovo con i suoi parroci.
«Con questi atteggiamenti e comportamenti rischiamo di scoraggiare parecchie persone nella partecipazione alla Liturgia».
TE DEUM
«La celebrazione dell’Eucaristia alla fine dell’anno civile sarà, sì, di ringraziamento dell’anno passato e di invocazione d’aiuto per il nuovo anno, ma proponiamo – suggerisce Marangoni – anche di particolare ricordo di tanti fratelli e sorelle che in questi mesi hanno concluso la loro vicenda terrena nelle particolari condizioni che conosciamo, senza poter avere la vicinanza fisica dei loro cari».
GIORNI DIFFICILi
«Ai giorni difficili di un contagio incontrollabile si è aggiunto il “cattivo tempo” di queste ultime giornate. Alcuni nostri territori sono stati ulteriormente provati». Così il vescovo che manifesta vicinanza a quanti sono stati colpiti dalla pandemia e dal maltempo, in particolare al personale sanitario. —
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