La Mido è la vetrina del made in Italy: «La nostra qualità fa la differenza»
MILANO. «Il Mido è un evento strategico per la nostra occhialeria. Oggi ci sono fiere ogni mese in ogni parte del mondo: a gennaio in Germania, a Monaco, questo fine settimana a Shanghai, il prossimo mese a New York. Ma questa di Milano è davvero l’unica vetrina internazionale del prodotto italiano. Bisogna difenderla e rilanciarla». Michele Aracri, amministratore delegato del Gruppo De Rigo lo ribadisce con forza. «Sono in De Rigo da 39 anni e sono 39 anni che sono al Mido».
Quindi qual è lo stato di salute di questa fiera? «Sono stato chiuso per lo più nel nostro stand, in questi tre giorni, ma ho visto molta affluenza. I dati che ho ricevuto dalla nostra associazione mi dicono che i numeri sono in leggera crescita rispetto allo scorso anno. Sono aumentati molto i visitatori esteri ed è un’ottima notizia, perché noi abbiamo bisogno di aumentare le nostre quote all’estero, di rendere sempre più forte e più attrattivo il nostro “made in Italy”. Il Mido per il nostro settore è la linfa, è il modo per poter esporre al meglio i nostri prodotti, per presentare i nostri progetti, le nostre novità. Dobbiamo essere fieri dei risultati raggiunti, ma allo stesso tempo non fermarci, continuare a creare idee per il futuro».
Un’occasione, dunque, il Mido per esporre il meglio della produzione italiana, per intrecciare relazioni con i distributori ed i clienti. Ed è con questo spirito che molte aziende bellunesi si sono presentate all’appuntamento più importante dell’anno. Tutti i big naturalmente, da Luxottica, con l’arrivo in elicottero domenica del patron Leonardo Del Vecchio, a Marcolin, da Marchon a Safilo, da Fedon a De Rigo appunto. Ma anche realtà cadorine di minore stazza, ma con una bella tradizione alle spalle, come Master occhiali, che da poco ha trasferito la sua sede da Campolongo di Cadore a Cima Gogna, in cerca di maggiori spazi. «Con i nostri marchi Master e Graffiti portiamo avanti con orgoglio il vero made in Italy», sottolinea Marco Munerin, socio, «dalla materia prima a tutta la lavorazione, dal 1985. In Italia vendiamo il 30% del prodotto, il rimanente va all’estero, dagli Usa all’Australia, dall’Africa alla Turchia. E all’estero è proprio il made in Italy che viene più richiesto, più che non in Italia, dove spesso si guarda più al prezzo che alla qualità. Ogni anno facciamo almeno 30 modelli nuovi, in acetato e in acciaio, servendo direttamente gli ottici nostri clienti. Ma non c’è dubbio che si assiste anche a una importazione sfrenata di prodotti di bassa qualità».
«Anche per noi il made in Italy è un marchio di fabbrica», ribadisce Marco Castellani, titolare dell’omonima azienda di Domegge nata nel 1967, «un vanto, un orgoglio da oltre 50 anni. Siamo una piccola realtà, ma non siamo mai venuti meno alla nostra tradizione».
Chi i 50 anni li festeggia quest’anno è la Luxol di Lozzo di Cadore. «Un buon Mido per noi, al traguardo così importante, ma guardiamo già avanti. La nostra è un’azienda familiare del Cadore e così rimarrà con l’ingresso delle nuove generazioni».
Al Mido era presente Obe Italia, casa madre tedesca di Ispringen, sede italiana a Calalzo, attiva nella componentistica per occhiali: aste, viti, cerniere, anime. «Siamo in Italia dal 1996», spiega l’ad Gianluca Cian, sappadino, «e lavoriamo anche per settori come automotive, moda, medicale, Nell’occhialeria i nostri clienti sono 120, da Luxottica in giù, per dimensioni».
Il Mido è poi anche l’occasione per fare il punto sui numeri. «Abbiamo chiuso il 2018», conclude Michele Aracri, «con un fatturato di 427 milioni di euro, in linea con l’anno precedente. A livello wholesale i milioni sono 250, 1,1% in più a parità di cambi. Fatturiamo meno del 10% in Italia ed il resto all’estero, il 54% in Europa ed il 27% nelle Americhe. Obiettivo che ci siamo dati per il 2019 è crescere ulteriormente proprio in America, un mercato che sta performando molto bene». —
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