La moda del ’500 negli affreschi di Vecellio a palazzo Piloni

Cesare, cugino di Tiziano, dipinge le pareti di palazzo Piloni con le quattro stagioni

BELLUNO. Nascosto nel cassetto, un album di fotografie che ci mostra la vita diversi secoli fa: come si lavoravano i campi, cosa si mangiava, qual era l’abbigliamento nelle famiglie nobili. Il “cassetto” è sala Affreschi a palazzo Piloni e le “fotografie” sono i dipinti eseguiti sulle pareti che rappresentano le quattro stagioni. Risalgono al ’500 ma sono stati scoperti sono nel 1901, durante i lavori di restauro del palazzo.

Tra tutti, gli affreschi di palazzo Piloni sono forse il tesoro meno celato della rubrica Belluno nascosta. La sala, che proprio dai dipinti prende il nome, è infatti usata comunemente dall’amministrazione provinciale per riunioni e convegni. Innumerevoli sindaci e cittadini hanno varcato la soglia del palazzo sede della Provincia e si sono accomodati sulle sedute. Qualcuno si sarà anche chiesto cosa fosse ritratto sulle pareti, chi ne fosse l’autore.

Grazie a Marta Azzalini, la guida turistica che ci ha accompagnato alla scoperta dei tesori nascosti di Belluno, possiamo rispondere a queste domande. La mano che dipinse gli affreschi è quella di Cesare Vecellio, cugino di Tiziano. La stanza si trova al pian terreno di palazzo Piloni, nell’ala cinquecentesca alla quale si è aggiunto nel ’900 un ampliamento curato da Alberto Alpago Novello. Fu il conte Odorico Piloni, cadorino, a voler affrescare la sala con le quattro stagioni. Un compito affidato al conterraneo Cesare Vecellio e continuato dal figlio di Odorico, Giorgio. Nel ciclo di affreschi sono rappresentate le quattro stagioni e particolare attenzione è data alle vesti delle persone ritratte: Vecellio aveva infatti curato una pubblicazione sull’abbigliamento e i suoi dipinti sono particolarmente dettagliati.

Dalle semplici vesti dei contadini impegnati nel lavoro nei campi d’estate agli abiti drappeggiati delle fanciulle protagoniste della primavera, senza dimenticare l’autunno e i suoi frutti. Il riquadro più interessante è, però, quello dedicato all’inverno: è l’unica scena ritratta in un interno e presenta una tavola riccamente imbandita dalla quale i commensali si servono con le mani. Non mancano i riferimenti a Belluno. Dalla finestra, che potrebbe anche essere uno specchio, si intravedono palazzo dei Rettori e il Duomo. Spicca, fra tutti, un anziano signore con la barba bianca. Potrebbe essere, secondo alcune interpretazioni, proprio il conte Piloni, che da cinque secoli osserva dalla sua finestra le vicende della “città splendente”. (v.v.)



 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi