«La montagna è un territorio fragile»
BELLUNO. «Per una volta, essere nella parte bassa di una classifica è positivo». Il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Gian Domenico Cappellaro, commenta così l’indagine sull’impatto della crisi economica sulle province italiane.
«La crisi non ha colpito tutti i territori nello stesso modo: alcune province più di altre hanno sofferto, registrando nel 2013 vistosi arretramenti rispetto al 2007. Complessivamente, i centri piccoli e medi sembrano avere sofferto maggiormente, anche se i continui segni negativi hanno scavato ancora di più il solco che divide il Sud dal Nord del Paese. Ma in Piemonte, in Emilia Romagna, nelle Marche, nel Lazio la crisi si è fatta sentire e diverse province tra quelle tradizionalmente considerate isole di benessere, si sono ritrovate così in cima alla graduatoria delle più colpite. In questo scenario», afferma Cappellaro, «la situazione della nostra provincia presenta luci e ombre. Il dato sull’aumento della disoccupazione, più che triplicata, è sicuramente il più preoccupante, anche se si “giustifica” in parte con una percentuale di partenza tra le più basse d’Italia. Altro dato poco incoraggiante è il taglio agli acquisti di beni durevoli: con il suo – 29,6% Belluno è la provincia peggiore».
Ma l’indagine del quotidiano di Confindustria presenta anche alcune note positive, come l’aumento del Pil pro capite (+ 4,3%), in controtendenza rispetto ad altre province venete come Treviso (-8,5%), Venezia (-3,7%), Verona (-2,5%) e Vicenza (-1,9%).
«Dal 2007 al 2013», osserva ancora il presidente degli industriali, «nella nostra provincia è aumentata la ricchezza pro capite, con la migliore performance a livello regionale. A questo dato si aggiunge quello relativo ai depositi in banca pro capite, che in sei anni sono più che raddoppiati, passando da 9.276 a 19.665 euro. Ciò sta a significare che, anche in provincia, è stato forte l’impatto emotivo della crisi, con i bellunesi propensi a risparmiare di fronte a una situazione di incertezza soprattutto occupazionale».
Ma la classifica per il capo di Confindustria, non fotografa perfettamente la situazione nella provincia montana. «Naturalmente», conclude, «questa classifica, come le altre, va presa con cautela: ad esempio non si considera il numero delle imprese manifatturiere attive, che in provincia si è ridotto del 23% dal 2007 al 2013. È comunque utile perché fornisce un quadro complessivo di come i territori abbiano reagito a sei anni di crisi economica. Belluno resiste meglio di altre, e questo è positivo. Ma non possiamo non sottolineare le performance migliori delle altre realtà venete, ad eccezione di Rovigo, e dei nostri vicini a statuto speciale Trento e soprattutto Bolzano. Quel che emerge, ancora una volta, è la fragilità relativa di un territorio di montagna che non dispone di una governance adeguata alle sue esigenze e alle sue necessità».
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