La montagna si sta spopolando Da Roit: «Bisogna fare presto»
Agordo. All’incontro sulla strategie per le aree interne il sindaco ha lanciato l’allarme: «Oggi i due terzi della nostra popolazione ha più di 44 anni. Dobbiamo trovare una soluzione che ancora non si vede»
AGORDO. «Che fare contro lo spopolamento in attesa che la strategia delle aree interne venga finanziata e attuata?» e «Chi sono i giovani che se ne sono andati e perché lo hanno fatto?». Sono le due domande poste lunedì sera in sala don Tamis dal sindaco di Agordo, Sisto Da Roit, e dal rappresentante di Coldiretti, Alessandro Rudatis. Entrambi erano fra il pubblico presente all’illustrazione dello stato dell’arte della strategia delle aree interne che vede l’Agordino in attesa di completare il progetto e di ottenere il finanziamento da Roma.
Una strategia, quella che perseguirà la vallata, che si baserà anche sui risultati della consultazione (on line, focus group, partecipazione all’incontro di presentazione) svolta fra i cittadini un anno fa. Dai 60 questionari della consultazione online emerge come lo spopolamento sia visto come uno dei caratteri più evidenti degli ultimi 20 anni e come il calo demografico sia il principale problema e insieme ostacolo alla vita nell’area.
Intervenendo sul settore della sanità, dell’istruzione, dello sviluppo economico e del trasporto si vuole cercare di stimolare le potenzialità inespresse dell’Agordino e, di conseguenza, raddrizzare la rotta anche in termini demografici. Sisto Da Roit, tuttavia, ha sottolineato l’aspetto tempo. «Da un po’ di anni guardo all’andamento demografico del territorio. Siamo al limite del tempo. I dati dicono che perdiamo tanta popolazione ogni anno e che se non troviamo come frenare tale fenomeno in breve tempo diminuiremo in maniera drastica. Già oggi i due terzi della nostra popolazione hanno dai 44 anni in su».
«Per fermare questo», ha continuato Da Roit, «non bastano uno, due, tre, cinque anni. La strategia delle aree interne serve per ricreare delle condizioni, ma nel frattempo il rischio di crollare è alto. Dobbiamo trovare una soluzione che oggi però mi sembra invisibile. Chiedo a tutti coloro che hanno approfondito il tema se vedono possibilità».
Risposte non ne sono arrivate. L’onorevole Enrico Borghi, presidente Uncem e referente aree interne, ha assicurato che c’è la volontà di accelerare il più possibile l’attuazione dei provvedimenti per la montagna e di creare una struttura tecnica ad hoc che segua l’iter aree interne.
L’altra questione emersa è quella del perché i giovani agordini vadano altrove. Alessandro Rudatis, dopo aver espresso il punto di vista di Coldiretti sull’idea dell’Unione montana di puntare sul brand Dolomiti Genuine, ha posto il problema. «Nello studio che avete fatto credo manchi l’identificazione di coloro che se ne sono andati. Chi sono? Perché lo fanno? Molti vanno via a studiare, poi fanno famiglia altrove e non tornano più». Marco Bassetto, il tecnico che sta seguendo l’iter aree interne per l’Um, ha motivato tale mancanza di approfondimento con ragioni di tempo. Quello di Rudatis resta comunque uno spunto.
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