La natura è di tutti
La politica delle aree naturali è stata una delle più innovative azioni di pianificazione territoriale degli ultimi quindici anni. L’approvazione all’unanimità (con un solo voto di astensione!) della legge 394/91 ci parla di altri tempi. Erano anche tempi speciali, c’era tangentopoli e soffiava un vento nuovo anche se a volte strano. Così accadde il miracolo, dopo 35 anni di repubblica finalmente una legge sui parchi, da sempre scritta e mai promulgata per le forti opposizioni di speculatori e cacciatori, e di chi gli andava dietro, ieri come oggi. Passammo dai cinque parchi storici (ma in realtà ne funzionavano due o tre) al “cantiere” aperto della nuova Italia della conservazione della natura e della ricerca dello sviluppo sostenibile. Forse era il sogno di una stagione irripetibile, ma va detto che una generazione di amministratori, di tecnici, di intellettuali credette con forza ai parchi e li costruì, tra mille difficoltà. Ma ci furono anche tanti amministratori locali che investirono sulla politica delle aree protette, soprattutto in aree interne, montane o comunque lontane dai grandi flussi economici.
Mentre nascevano enormi problemi. Alcuni parchi erano stati perimetrati su carte vecchie e mai aggiornate (come le Dolomiti Bellunesi, dove nessuno sapeva bene dove corresse il vero confine). Ma non ci arrendemmo. Abbiamo avuto problemi enormi. Lunghe stagioni di commissariamenti. Un enorme periodo fatto di personale precario e senza piante organiche. Oggi abbiamo spesso pochi dipendenti pubblici, con punte di eccellenza e alcune grosse “normalità”, qua e là. I direttori che non vengono nominati, i soldi che non ci sono o l’assurda beffa dei prelevamenti di tesoreria bloccati, anche su fondi non statali, anche dopo il voto unanime del Parlamento. Ed è il terzo anno, anche se è cambiato il governo.
Ecco questo occorre fare oggi, a destra come a sinistra: riscoprire il valore fondante dell’etica in politica, il pensiero forte di una azione di pianificazione che ci faccia dormire con l’orgoglio di aver pensato a coloro che devono ancora nascere. Rivendicando con serenità quello che abbiamo costruito, riscoprendo i valori forti che hanno portato alla nascita del sistema. Non avendo paura di metterci in discussione. Una Italia che cerca di cambiare deve avere il coraggio di porre i parchi e la pianificazione della conservazione della natura, dei beni culturali, del paesaggio al centro della politica. Senza distinzione di colore, perché la natura è di tutti, è per tutti. Oppure sarà l’ennesima occasione persa.
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