La Neurochirurgia cambia: garantito solo il servizio diurno
BELLUNO. Novità nell’attività di Neurochirurgia dell’ospedale San Martino di Belluno. Da oggi, come precisa il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, «sarà avviata una variazione organizzativa temporanea, dipendente dall’Usl 2 della Marca trevigiana, che garantirà un servizio diurno e la reperibilità nelle ore notturne e festive».
Dal 2001, ovvero da quando è nato, il servizio di Neurochirurgia è garantito dal personale medico di Treviso. Fino alla fine del 2016 il servizio funzionava con l’acquisto di prestazioni libero professionali che garantivano la presenza di un medico h24, sette giorni su sette; dal 2017, invece, la trasferta di un neurochirurgo trevigiano al San Martino è stata fatta rientrare nel normale orario di lavoro. Una situazione che ha iniziato a pesare sugli specialisti della Marca, che a dicembre hanno scritto una lettera alla direzione dell’Usl trevigiana, lamentandosi per queste continue “missioni” bellunesi («peraltro marginali, con traumatologia cranica urgente che presenta meno di 10 casi all’anno e un’attività elettiva minore per servire la popolazione locale», si leggeva nella missiva in cui si palesava la difficoltà nel proseguire questa attività).
La questione è abbastanza complessa, tanto che i professionisti di Treviso si sono rivolti a un avvocato per tutelarsi.
E ora cosa cambierà a Belluno? Il medico specialista sarà presente a Belluno dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 20, poi subentrerà la reperibilità notturna e durante i festivi. E se finora il camice bianco dormiva per comodità all’ospedale di Belluno, pur essendo reperibile (quindi obbligato a rispondere a un’eventuale emergenza nel minor tempo possibile), non si sa se la consuetudine potrà essere rispettata anche in futuro.
Il fatto che questo servizio venga così ridotto fa sorgere diversi interrogativi. Se la Neurochirurgia è a ranghi ridotti, si faranno ancora interventi chirurgici? E ancora: se saranno eseguite queste operazioni, nelle ore notturne, essendoci soltanto una reperibilità, chi seguirà i pazienti operati? E cosa ne sarà dei casi notturni più gravi? Saranno dirottati su Treviso, aumentando, così, i viaggi delle ambulanze a disposizione? Già ora i pazienti gravi venivano dirottati a Treviso, ma forse ora questa tendenza aumenterà. E tutti sanno che ogni trasferimento urgente deve essere seguito da un infermiere, che sarà tolto presumibilmente dal Pronto soccorso o comunque da un altro reparto, già alle prese con una carenza di personale.
C’è già qualcuno in provincia che si chiede cosa ne sarà del servizio di Neurochirurgia, quando a Belluno gli interventi inizieranno a calare. Molti vedono in questa azione un modo per depauperare a poco a poco l’ospedale hub di Belluno di un altro servizio importante, necessario per garantire ogni tipo di intervento di emergenza-urgenza.
Lo scopo, infatti, di avere anche questa attività, è di garantire la possibilità di intervenire sul paziente critico nel più breve tempo possibile, salvandogli la vita.
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