La neve è già sciolta: «Risorse idriche ai minimi storici»
BELLUNO. Sempre meno acqua in provincia. E anche se al momento la situazione appare sotto controllo, c’è chi comincia a fare la danza della pioggia: «Maggio sarà il mese topico per tutto il Veneto», spiega Italo Saccardo, responsabile idrologico regionale dell’Arpav, «confidiamo che le precipitazioni siano sopra la media, perché al momento il deficit è davvero elevato: servirebbero 170 millimetri di pioggia (l’equivalente di due mesi) in più del normale per raggiungere la media del periodo».
Nei sei mesi tra ottobre e marzo, infatti, in Veneto le precipitazioni sono state pari a 352 millimetri, ben al di sotto dei 525 che rappresentano la media tra il 1994 e il 2016. «È chiaro a tutti», spiega Saccardo, «che le precipitazioni, specie quelle tra dicembre e marzo, siano state al di sotto della media (valori così bassi nell’ultimo trentennio si sono registrati solo nel 2012 ndr), ma quel che preoccupa è soprattutto la scarsità di neve. Le precipitazioni di febbraio non sono bastate, perché seguite da un mese di marzo secco e mite con temperature superiori di 3-3,5° rispetto alla media del periodo. Ciò ha provocato il quasi totale scioglimento delle riserve nivali in quota, che solitamente andavano esaurendosi solo alla fine di maggio. Questo è il vero problema: le riserve idriche sul bacino del Piave sono assai ridotte e stimabili, sulla base degli specifici rilievi effettuati, in 53 milioni di metri cubi, praticamente identiche ai minimi storici della serie storica dal 1996, registrati nel 2012 e 2002».
Pochi problemi, per il momento, per i laghi-serbatoi di Enel, dove il mancato rilascio di acqua da parte della società elettrica ha in parte salvaguardato il paesaggio. “In marzo”, si legge nel bollettino Arpav di fine marzo, “il volume complessivamente invasato nei principali serbatoi del Piave è risultato sostanzialmente stabile nella prima metà del mese e in deciso calo successivamente, raggiungendo a fine mese un volume di 105 milioni di metri cubi, pari al 63% del volume massimo invasabile, valore poco sopra la media del periodo e circa due volte il volume presente a fine marzo 2012 e sei volte quello di marzo 2003 (minimo storico). Da evidenziare il forte calo nella seconda metà del mese del volume invasato nel lago del Centro Cadore, che comunque a fine marzo presenta il 69% del volume massimo invasabile (+29% sul valore medio storico, quasi cinque volte il volume 2012 e sei volte il 2003 (minimo storico). Sostanzialmente stabile il Mis (a metà riempimento e assolutamente nella media) e in sensibile calo Santa Croce (al 65% del volume invasabile, +26% sulla media storica, il doppio rispetto ai minimi del 2003 e 2006). Stabile anche il bacino del Corlo”.
«I serbatoi idroelettrici», spiega Saccardo, «sono fondamentali per garantire alla pianura la risorsa idrica a scopo irriguo. Direi che siamo a un livello tra i massimi storici del periodo proprio perché Enel si è mossa in maniera tempestiva: l’azienda, accortasi che la neve in quota era pressoché assente, in via preventiva ha preferito limitare i rilasci. Ecco perché la situazione dal punto di vista paesaggistico in qualche bacino risulta migliore rispetto al passato».
«Cosa dire?», conclude Saccardo. «Speriamo nella pioggia di maggio, anche perché i modelli meteo che vediamo in giro, anche se poco attendibili quando superano i 3-4 giorni, non prevedono precipitazioni o situazioni di maltempo all’orizzonte. Di solito maggio, sotto il punto di vista dell’apporto idrico, non tradisce mai. Speriamo che anche quest’anno la regola sia rispettata».
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