La nevicata di novembre ha schiantato 12 mila alberi

Il direttore Michele Da Pozzo fa anche il punto della situazione sul post Vaia: «Val del Felizon e Rufiédo a posto, ora ci concentriamo nel distretto di Valbona» 

CORTINA

Si continua a lavorare nei boschi ampezzani colpiti prima dall’uragano Vaia e dopo dalle abbonanti nevicate dello scorso novembre.

Michele Da Pozzo, direttore del Parco naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, aggiorna sulla situazione del recupero di schianti nei boschi regolieri tramite il “Notiziario delle Regole d’Ampezzo”.

«È stato concluso il recupero della valle del Felizon e Rufiédo da Ospitale a Cimabanche», dichiara, «e nel contempo si è proseguito in maniera intensiva nel distretto di Valbona, con l’area delle Spònes de Marcuoira. È stata inoltre completamente sgomberata l’area “Inpó ra Bujèla”, alla confluenza della val Pomagagnon nella val Granda. I quantitativi sono stati di ulteriori 5.500 metri cubi e quindi il totale allestito nel 2019, anche se non tutto venduto, dovrebbe superare i 10 mila metri cubi totali. Si usa il condizionale perché la misurazione della massa legnosa viene fatta solo all’atto del carico sui camion e non sul letto di caduta, come accade nei lotti ordinari, e può quindi risultare un po’ approssimativa. È stata comunque registrata una generale sottostima iniziale dei danni in termini di massa, in tutte le valli dolomitiche, in parte per il tipo di tavole di cubatura in adozione dai piani di assestamento forestale, in parte per la sovrapposizione di numerosi strati di tronchi che non era stato possibile stimare a danno appena avvenuto. I lavori sono stati improvvisamente interrotti dalle nevicate d’inizio novembre, fonte di ulteriori e pesanti danni al patrimonio boschivo».

Fatta salva l’area di Ospitale, notoriamente interessata da danni al legname per presenza di schegge belliche, il legname ricavato da Valgranda e da Marcuoira si è rivelato ancora di ottima qualità a fine estate, non avendo dato alcun segno di deperimento, in quanto ancora bene attaccato al proprio apparato radicale. L’aspetto commerciale dello smaltimento del legname recuperato ne ha risentito in maniera positiva.

«Pur non avvicinandosi nemmeno lontanamente al danno della tempesta Vaia», sottolinea Da Pozzo, «quelli da stroncamento subìti nel novembre 2019, a seguito della nevicata abbondante, non sono trascurabili; si stima un quantitativo di ulteriori 4-5 mila metri cubi, per un numero di 10-12 mila piante. In termini di biomassa il danno è ridotto, in quanto a essere colpite sono state in maggioranza piante di diametro medio-basso (da 20 a 40 centimetri, ndr), ma in termini di costo di recupero e allestimento degli schianti il danno è elevato, in quanto la neve ha effettuato una selezione molto sparsa e diffusa sul territorio e ha inglobato a terra i fusti caduti, impedendo di procedere fin da subito al loro recupero. La fascia boschiva colpita è in prevalenza compresa fra i 1.400 e i 1.700 metri e, in particolare, lo sono i boschi fitti e monoplani, eredità dei tagli a raso di 50-70 anni fa o di rimboschimenti artificiali (Pian de ra Spines, Castel, Da ra Fontanes in Su, Maiorèra, Ra Baranzada, Sote i Crépe de Ucèra, Cejuragranda, Mandres, ndr). In questa occasione sono stati colpiti indistintamente abete rosso, larice e pini silvestre e cembro. Molta viabilità forestale e sentieristica è ancora interrotta», conclude Da Pozzo, «e solo a primavera potrà essere sgomberata; solamente le strade principali, utilizzate anche dal turismo invernale, sono state per ora, con fatica, rese accessibili». —


 

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