«La nostra speranza è il concorso»
PIEVE DI CADORE. «Abbiamo cercato in tutti i modi di trovare ginecologi, ma non ci siamo riusciti», dice rammaricato il direttore generale dell’Usl 1, Adriano Rasi Caldogno, consapevole che questa scelta contribuirà ad alimentare la protesta contro la Regione, contro l’Usl 1 e la sua dirigenza, costretta a prendere questa decisione. «Io sono l’ultima persona che può dirsi contenta di registrare gli ordini di servizio della direzione medica che mi costringono a prendere queste decisioni, ma sono anche sereno, perché ritengo di avere fatto tutto quello che era in mio potere per rimediare a questa situazione».
Se fino a metà ottobre, l’azienda sanitaria era in grado di tamponare la carenza di medici, prevedendo la presenza di un ginecologo nelle ore diurne e la reperibilità in quelle notturne, «ora non lo possiamo più fare. Qualche giorno fa, infatti, se ne sono andate anche due ginecologhe dall’ospedale di Pieve e quindi non riusciamo più a coprire fisicamente i turni. A questo punto abbiamo dovuto optare per questa riorganizzazione del punto nascite».
La carenza di alcune figure professionali sta mettendo in serio pericolo i servizi essenziali nell’Usl bellunese. Da qualche tempo lo stesso direttore generale aveva lanciato l’allarme. L’Usl deve fare i conti, quindi, non soltanto con questo deficit, ma anche con un territorio alquanto difficile e disagiato che non è così appetibile da parte di chi, laureato e specializzato, intenda fare un’esperienza lavorativa a lungo termine. «Adesso», aggiunge il dg, «abbiamo un numero tale di ginecologi nella nostra azienda, che ci consente a malapena di garantire i turni all’ospedale San Martino».
Nemmeno il ricorso a professionisti in pensione pagati a gettone è in grado di risolvere questa situazione. «Abbiamo a gettone 3-4 ginecologi in pensione, che finora hanno garantito i turni, insieme al personale dell’Usl. Ma con gli ultimi due trasferimenti, il sistema è andato in tilt e quindi nemmeno ricorrendo a questi professionisti in pensione, che ringraziamo per l’attività che svolgono per noi, riusciamo a garantire il servizio. Ma anche da Roma servono decisioni utili per sbloccare questo blocco».
Il direttore sanitario Giovanni Pittoni evidenzia come «il problema della carenza di medici si sia acuito con l’applicazione della norma europea, che prevede ameno 11 ore di riposo tra un turno e l’altro».
La speranza per una riapertura veloce del punto nascite cadorino, è che il concorso porti agli esiti sperati e che chi sarà tra i primi posti decida di fermarsi in montagna. (p.d.a.)
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