La nuova oculistica battezzata con un trapianto di cornea
FELTRE. L’unità operativa di oculistica, rinnovata nella logistica e nelle attrezzature della nuova sala operatoria, ha effettuato con successo un trapianto di cornea in paziente anziana alla quale si è data l’opportunità di continuare a leggere il giornale e avere una buona qualità di vita senza disabilità. Se questi interventi sono di routine in tutti gli ospedali del Veneto, come fa presente il direttore medico Lorenzo Tognon, a Feltre hanno ripreso vigore solo da qualche anno, con il responsabile di oculistica Alessandro Setti, dopo parecchio tempo che non si facevano trapianti al Santa Maria del Prato.
Da tre anni anche Feltre è rientrata nel circuito dei trapianti, in collegamento con la banca degli occhi di Mestre, e ha all’attivo già cinque interventi eseguiti senza problemi. Altro dato che depone a favore dell’oculistica feltrina è il fatto che l’ultima paziente che ha riportato esiti di un intervento non riuscito in altro ospedale del Veneto, sia tornata al nosocomio dell’Usl di appartenenza dove le sono state trapiantate le cornee con buoni risultati. Il reparto che da unità operativa autonoma è stato ridimensionato a unità operativa semplice senza apicalità, cioè senza primario ma solo con un direttore, è stato interessato da un’importante voce di fuga cominciata a metà degli anni novanta che ha riguardato non solo i pazienti, ma anche i medici specialisti che l’uno dopo l’altro, se ne sono andati da Feltre. Risalire la china e riappropriarsi di quelle referenze che hanno contraddistinto l’oculistica del passato, dove sono transitati luminari come Giovanni Rama pioniere del trapianto, non è stato facile. Da dieci anni a questa parte c’è Alessandro Setti, direttore di reparto, che con la sua equipe gestisce una serie di ambulatori per dare risposte al bisogno sanitario rispetto a malattie che incidono molto a livello epidemiologico, primo fra tutti il diabete, e la chirurgia che ha raggiunto livelli apprezzabili. (l.m.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi