La palestra fuori dalla palestra, «Per lo meno ci sentiamo vivi»
BORGO VALBELLUNA
A un anno di distanza dalla prima chiusura, datata 24 febbraio 2020, le palestre stanno facendo di necessità virtù, cercando modi alternativi per proseguire la propria attività nel rispetto delle norme anti contagio: dopo i corsi online e quelli nei parchi, c’è chi si sta ora attrezzando per creare autentiche. .. palestre fuori dalla palestra. È il caso della All Fit di Trichiana, a Cavassico Inferiore, che sulla propria terrazza esterna da qualche giorno ha allestito postazioni per dare la possibilità dell’allenamento outdoor, per dare un segnale di rinascita alla comunità. Certo, c’è da fare i conti col freddo ancora pungente soprattutto di mattina; ma, finché non piove, ci si allena...
Quanto conta fare attività fisica in tempo di Covid?
«Tantissimo», rispondono in coro i titolari Nino Barresi e Michele Simone, «perché, con lo stress che stiamo vivendo, la gente rischia veramente l’esaurimento. Abbiamo persone che soffrono di diabete e poi obesi e cardiopatici: una situazione terribile soprattutto per loro, sottovalutata da tutti. Per questo ci siamo attivati con degli allenamenti particolari: noi siamo “palestra della salute” riconosciuta dalla Regione, in provincia di Belluno ce ne sono soltanto due. Seguiamo protocolli dettati dalla Cardiologia di Feltre, avvalendoci di persone specializzate in questo settore, con allenamenti mirati; a queste persone controlliamo continuamente frequenza cardiaca e pressione, facendo fare loro sia esercizi con pesi leggeri e sia un allenamento aerobico».
Cosa significa avere riaperto almeno la terrazza?
«A livello emotivo», spiega Simone, «ci sono felicità, voglia di lavorare ed empatia. Al di là degli incassi, che sono davvero esigui, almeno ci sentiamo vivi. È già tanto».
Possibile traslocare in esterna un’intera palestra?
«Certo che no», è la risposta, «per adesso abbiamo portato fuori solo piccoli attrezzi, manubri e bilancieri. Dalla settimana prossima attrezzeremo meglio la terrazza portando fuori anche tutte le macchine isotoniche. È stressante dover portare avanti e indietro i macchinari mattina e sera, ma non c’è alternativa se vogliamo resistere».
Restrizioni ovviamente tutte ben rispettate...
«Come meglio non si potrebbe. La distanza minima di due metri», aggiunge Barresi, «l’igienizzazione delle mani quando si arriva e quanto più spesso possibile. Abbiamo igienizzanti ovunque, da utilizzare come obbligo tutte le volte che si prendono in mano gli attrezzi. Non si possono usare gli spogliatoi, non si entra in palestra e niente doccia. Facciamo allenamenti individuali ma anche corsi di gruppo, mantenendo sempre la distanza e solo all’aperto».
Come vivete questi mesi?
«Non ci hanno dato un centesimo finora», spiega Simone, «e questa cosa fa arrabbiare. Però con la rabbia non ci fai nulla. Bisogna rimboccarsi le maniche e andare avanti».
«Un periodo tanto negativo per il nostro settore non poteva esserci», interviene Barresi, «la chiusura della primavera scorsa ha condizionato tutta la parte estiva, perché la gente era terrorizzata. È da un anno che non lavoriamo, praticamente. Abbiamo la fortuna di avere questa terrazza di 400 mq completamente all’aperto: è l’ultimo salvagente cui ci aggrappiamo per non annegare. Perché non si sa nulla su quando ci faranno riaprire». —
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