La pasticceria “La Briciola” non si ferma: «Tante novità per il futuro»

Dopo il restyling del secondo locale, Minella ha altre idee per festeggiare i 35 anni. «Spazio a laboratorio con vista sul locale, sala convegni e camere per stagisti»

SANTA GIUSTINA

Il prossimo obiettivo? Il laboratorio “open space” e al piano superiore una sala convegni con tre camere per gli stagisti. “La Briciola” guarda avanti, da sempre. 35 anni di attività sono un risultato eccezionale per l’allora piccola pasticceria che aprì i battenti a Formegan il 30 novembre 1984. Il sogno è divenuto realtà per Riccardo Minella e l’allora fidanzata Nadia Mortagna, ora marito e moglie e proprietari del locale, con il fondamentale supporto dei figli Filippo e Cesare.

L’ultima novità è quella di Bribano, con l’ampliamento del locale Baby B, l’altra pasticceria gestita dai Minella. «Che di fatto non è più il secondo negozio della Briciola di Formegan, ma adesso ha un’anima propria, delle caratteristiche ben precise. D’altronde si era manifestata tale opportunità, data la chiusura dell’attività del nostro vicino. L’ampliamento era necessario».

Il colpo d’occhio del nuovo Baby B è diverso...

«Senza dubbio. Le dimensioni sono triplicate, abbiamo potuto dare maggiore spazio alla vetrina e dunque all’esposizione di paste, dolci e brioche. Il locale pensiamo sia all’altezza e le risposte in termine di clientela ci stanno riempiendo di soddisfazione».

Conoscendo il vostro dinamismo, non ci si ferma qui.

«In effetti abbiamo un progetto in testa, da realizzare nel 2021. Intendiamo aumentare gli spazi dell’attuale laboratorio, facendolo diventare pienamente integrato con il locale. Parlo di una vetrina che darebbe direttamente sulla parte dedicata alla produzione del cioccolato. L’idea è quella di dividerlo in vari reparti. E poi c’è il piano superiore…».

Ci dica.

«Nelle nostre intenzioni costruiremo una meeting room, dunque un’ampia sala ampia dove poter effettuare i nostri incontri con lo staff, ma anche da affittare a clienti, ad associazioni e a chiunque avesse bisogno di un posto dove parlare, adeguato in termini di spazi. Inoltre realizzeremo tre camere attrezzate, con un piccolo spazio cucina in comune, dove far alloggiare gli stagisti delle scuole di alta formazione. Avere qui tra noi dei giovani cresciuti con gli insegnamenti dei grandi pasticceri permette a “La Briciola” di continuare a imparare, ma spesso il discorso alloggio, spostamenti e quant’altro complica le cose».

Chi lo avrebbe mai detto, nel 1984, che la Briciola sarebbe cresciuta così tanto.

«In effetti… Allora avevo questo sogno di un mio locale, ma ci volle tanta incoscienza, buona volontà, passione e sacrificio. Ricordo notti in cui si dormiva due, tre ore. Il nostro primo pasticcere lo faceva di secondo lavoro, poi abbiamo avuto la prima cameriera, una clientela via via sempre più numerosa. Così nel 1988, è iniziato il progetto della sede attuale della Briciola, poi aperta il 6 dicembre 1990. E il riscontro fu subito enorme».

Passo dopo passo siete diventati una delle pasticcerie più rinomate in provincia.

«Abbiamo proseguito a testa bassa, inizialmente tra debiti e finanziamenti, ma animati da coraggio e spirito d’iniziativa. Il traguardo successivo fu aprire la Baby B a Bribano, perché in questo modo potevamo rendere redditizia la produzione del laboratorio».

Nel 2008 avete invece vinto la sfida “giovane”.

«Bollicine è stata una scommessa, ma dovevamo uscire dalla logica della sola pasticceria per rivolgerci anche a un altro mercato. Parlo delle feste di laurea e compleanno, ad esempio, inoltre volevamo attrarre la clientela dell’aperitivo serale».

Fino all’ultimo restyling del 2014.

«Esatto. Assieme al compianto geometra Stemberger, abbiamo rimesso a nuovo la Briciola pur mantenendo ovviamente l’anima del locale storico. Però bagni, arredamenti, illuminazione: tutto è stato rivisitato in chiave moderna e funzionale».

Nel frattempo la Briciola guarda al futuro grazie alla passione dei suoi figli Filippo e Cesare.

«Filippo segue tutti gli aspetti operativi e legati al marketing, Cesare invece, nonostante la giovane età, è già il responsabile del laboratorio».

Con il papà e la mamma a supervisionare?

«Deve esserci il rispetto della storia e di cosa c’è dietro, però noi adulti dobbiamo credere nelle qualità di questi ragazzi. Ce ne sono di molto bravi anche qui in provincia…».

Come mai il nome Briciola?

«Se avessi dovuto seguire il “metodo” di una volta, ci saremmo dovuti chiamare Pasticceria Minella. Invece andai contro anche a quanto mi consigliava papà Bruno. Essendo il primo locale di 60 metri quadri, decisi che era riconoscibile come una “Briciola”».

E la nota fontana al centro del locale?

«Uno spunto raccolto in Svizzera. Mi piaceva e mi piace tutt’ora l’idea, dà un senso di vita e con il suo rumore tranquillo ti lascia parlare senza sentire il vociare altrui». —
 

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