La “pastora”: le pecore non devastano

Caterina De Boni difende il suo lavoro e l’importanza del gregge nel ripulire prati incolti: «Troviamo tanti rifiuti»

BELLUNO. Non bastano la pioggia, centinaia di chilometri percorsi a piedi, la fatica di un mestiere antico ma nonostante questo scelto: ci sono altri ostacoli sul cammino di Caterina De Boni, del suo compagno e delle loro pecore (1200) che stanno portando dal Friuli fino a Cortina dove passeranno l’estate.

Un primo ostacolo lo hanno trovato a Longarone, dove una ordinanza comunale ha impedito loro per due giorni di proseguire nella direzione scelta, verso la Valle di Zoldo.

Poi ieri (dopo 48 ore di tira e molla sulla normativa) è arrivato il via libera. «Riparto con le mie 1.200 pecore sulla strada dove passerà il Giro d’Italia» racconta al telefono la pastora cortinese.

«La transumanza non si può fermare – ripete le sue ragioni Caterina – Perchè è un diritto riconosciuto e tutelato a livello nazionale». Il blocco di due giorni ha rischiato di far scattare il ricorso alla corte di Strasburgo, sui diritti e un sit-in davanti al municipio. «Pare che alcuni residenti si fossero opposti al passaggio – clicca sul pc portatile che usa in mezzo agli agnellini – perché non vogliono la strada sporca».

La “pastora” ha svernato nella cintura “verde” di Pordenone con il compagno. «Siamo partiti da San Quirino e dobbiamo arrivare agli alpeggi a Cortina». Caterina riprende la via con la tribù di pecore, agnelli, capre, asini, cani e roulotte. «Volevano costringerci al trasferimento su autotreni del gregge: spesa aggiunta di 3 mila euro, ma abbiamo resistito».

Caterina De Boni ha 29 anni e una laurea in tecniche erboristiche, ma fa una vita difficile e appassionante: sveglia alle 6,30 e lavoro fino al calare del sole.

Ma l’ostacolo di Longarone, felicemente concluso, è più semplice da risolvere della diffidenza nei confronti dei pastori che è molto diffusa tra gli «stanziali». Proprio ieri Caterina De Boni ha letto sul Corriere le proteste che si sono levate l’altra sera durante l’incontro con il sindaco di Belluno a Borgo Piave, contro i pastori e la loro presenza lungo il fiume.

Caterina De Boni non passa per Belluno con il suo gregge ma conosce bene le critiche che cadono ai pastori.

«Devastazioni a causa delle pecore? È una accusa infondata. Porto ad esempio la zona della Sinistra Piave vicino a Longarone: era infestata di rovi, di arbusti, era impraticabile, con le erbe alte. L’abbiamo ripulita noi, con le nostre pecore. Da quando frequentiamo quella zona, la situazione è migliorata, l’erba ricresce, ci hanno fatto anche una zona di addestramento di cani. Non è vero che le pecore sono devastanti, mangiano le erbe infestanti e fanno bene al terreno». Basta pensare, aggiunge Caterina, «che portiamo le pecore a pascolare in montagna e riceviamo anche dei contributi».

Per quanto riguarda le cortecce degli alberi mordicchiate, «stiamo ben attenti che questo non accada, ma certo quando piove portiamo le pecore sotto gli alberi perchè si riparino un po’». Quando le pecore se ne vanno, (è un’altra delle accuse) restano i rifiuti.

«Ci sono bei mucchi di rifiuti, ma non sono certo roba nostra. Quanto le pecore mangiano l’erba, spuntano sacchetti interi di rifiuti, buttati via in mezzo ai cespugli. Non certo da noi, però, che siamo ben attenti a non lasciare nulla dietro di noi». Caterina scatta anche una foto di questi rifiuti e ce la invia. La pubblichiamo qui sopra, è stata fatta ieri nella zona tra Longarone e Soverzene in sinistra del Piave.

La pastora cortinese vuole sottolineare altri aspetti positivi del passaggio delle pecore: «Ripulire il sottobosco significa anche prevenire gli incendi. E poi c’è un’altra accusa che non accetto: che le pecore portano le zecche. È esattamente il contrario. Le zecche proliferano in terreni incolti, sopravvivono sotto l’erba secca e alta anche durante l’inverno, protette dal freddo esterno. Ma se i prati vengono ripuliti dalle pecore, le zecche hanno meno possibilità di passare l’inverno. Le nostre pecore vengono controllare quando le tosiamo e pochissime hanno zecche».

Caterina riprende il viaggio con le sue 1200 pecore, verso Cortina. (ma.co.)

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