La pioggia d’agosto cancella la siccità. L’analisi dell’Arpav: estate nella norma. Ecco tutti i dati
Solo a luglio c’è stato uno scostamento dalla media.
Addirittura in montagna il bilancio pluviometrico è stato localmente in surplus
BELLUNO. È stata una delle estati più calde degli ultimi 35 anni, ma non la più calda e di sicuro non la più secca. Anzi, secondo l’analisi dei dati realizzata da Arpav, dal punto di vista delle precipitazioni, l’estate appena conclusa è risultata normale.
C’è una certa distanza tra la percezione e la realtà dei numeri registrati dall’Agenzia per l’ambiente, che nel bilancio di agosto ha inserito anche alcuni elementi relativi all’intera stagione estiva.
Agosto è risultato un po’ più caldo e soleggiato del normale, con precipitazioni nella norma o addirittura superiori in alcune zone. Nel corso del mese si è avuta la consueta instabilità di questo mese estivo, ma anche numerose giornate di bel tempo (16, contro una media di 12).
La fase di tempo più soleggiato e stabile si è avuta dal 21 al 24. Con il 31 agosto è terminata l’estate meteorologica, che per convenzione inizia il primo giugno.
L’estate 2022 è risultata molto calda, soprattutto nel mese di luglio, e si colloca al secondo posto, a pari merito con quella del 2019, fra le estati più calde degli ultimi 35 anni.
L’estate più calda rimane quella del 2003. Andando ancora più indietro nel tempo, grazie alla serie storica di 142 anni di Belluno (iniziata nel 1879) si nota che solo nel 1947 si è avuta un’altra estate calda come quelle citate (2003, 2019 e 2022).
Come accennato, invece, le precipitazioni estive sono state normali, con accumuli mediamente compresi fra 350 e 600 mm, con il solo mese di luglio più secco della norma.
Le temperature medie di agosto sono risultate circa di 1°C superiori alla norma, con poche oscillazioni di rilievo ed un’anomalia positiva molto frequente nel corso del mese. Non si è avuta alcuna onda di calore simile alle 5 che si sono succedute nei mesi di giugno e luglio, se si escludono un paio di giorni molto caldi ad inizio mese.
Lo zero termico è variato fra un minimo di 3020 m del giorno 13 ed un massimo di 4680 m del giorno 4.
Nel capoluogo bellunese, da inizio anno, l’anomalia termica rimane stabile a +1°C, un valore notevole considerando che è la media su otto mesi. Le precipitazioni totali di agosto sono state normali o in alcune aree 30-40% più abbondanti del consueto, a causa di rovesci temporaleschi localmente più forti e frequenti. La frequenza delle piogge è stata complessivamente normale, con 11-15 giorni piovosi, a seconda delle zone, a fronte di una media di 10-13.
Il bilancio pluviometrico da inizio anno mostra ancora un deficit significativo sulle zone centro-meridionali della provincia, seppur ridimensionato rispetto ad un mese fa, con scarti fra -20 e -45%, mentre su quelle settentrionali l’anomalia risulta trascurabile (-10/-15%) e addirittura si misurano localmente dei lievi surplus di pioggia, come a Santo Stefano, dove dal primo gennaio al 31 agosto è piovuto il 15% in più.
A Belluno, negli ultimi 36 anni, si sono avuti solo altri tre casi con così poca pioggia nei primi 8 mesi dell’anno, cioè nel 2003, nel 1993 e nel 1990.
Arpav ha anche riassunti gli eventi meteo più significativi di agosto: il 5 violentissimi rovesci temporaleschi poco a nord di Cortina e sull’Altopiano di Razzo.
Un pluviometro sulle pendici del Monte Pomagagnon ha misurato intensità pluviometriche fra le più alte mai registrate in provincia di Belluno, con 83 mm in un’ora, dei quali 64 in mezz’ora, 42 mm in 15 minuti e 19 mm in soli 5 minuti.
Il 6 altro violentissimo rovescio temporalesco fra Ponte nelle Alpi e il Lago di Santa Croce.
La stazione meteo di La Secca misura 69 mm di pioggia in un’ora, di cui 48 mm in mezz’ora. Il 12 abbondante grandinata ad Agordo all’alba; il 18 due intense linee temporalesche attraversano la provincia, precedute e accompagnate da fortissime raffiche di vento, che raggiungono gli 83 km/h a Belluno, 90 km/h sul Monte Cesen e addirittura i 155 km/h sulla Marmolada. Il 27 rovesci temporaleschi fra l’Alpago ed il Nevegal hanno innescato la colata detritica sul Fadalto.
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