La pioggia non c’è: divieto assoluto di accendere fuochi

BELLUNO. Acqua, dove sei? A risentire un inizio di inverno decisamente secco non sono solo le località turistiche, dove lo sci è concesso solo grazie all’innevamento artificiale. Il problema tocca tutta la provincia di Belluno dove è stato dichiarato lo stato di «grave pericolosità per gli incendi boschivi». Una circostanza che ha come diretta conseguenza il divieto di accendere qualunque tipo di fuoco. La vegetazione è troppo secca e il rischio è di non poter più governare il rogo con gravi conseguenze per l’ambiente.
I bellunesi sono avvisati. A ricordare il divieto è il Settore forestale regionale di Belluno: lo stato di grave pericolosità è stato dichiarato mercoledì a causa delle contingenti condizioni meteo-climatiche e vegetazionali. Le norme in materia ambientale (l’articolo 182 comma 6 bis della legge 152/2006 e successive modificazioni) impone infatti il divieto di combustione di residui vegetali agricoli e forestali nei periodi di massimo rischio per gli incendi dichiarato dalle Regioni.
È esattamente il caso della provincia di Belluno dove chi verrà pizzicato a bruciare sterpaglie incorrerà in un sanzioni amministrative o, nei casi più gravi, penali. «Queste condizioni climatiche impongono un allertamento generale» spiega Paolo Zanetti, comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, «l’erba con il gelo secca e si alza il pericolo di incendi. Da qui il divieto di accensione fuochi e l’inasprimento delle sanzioni». Il Corpo forestale farà da sentinella per controllare che non vengano bruciate sterpaglie, neppure ad adeguata distanza dal bosco. Vietate, dunque, le pratiche agronomiche che prevedono roghi. Non appena la situazione sarà tornata alla normalità il Servizio Forestale lo comunicherà.
Al momento, però, l’inverno è iniziato senza bisogno di ricorrere all’ombrello. Le rilevazioni dell’Arpav nella stazione di Belluno aeroporto riportano per gli ultimi due mesi solo pochi millimetri di pioggia a fine ottobre, oltre ad una leggerissima spolverata di neve a fine novembre.
Anche sulle cime le precipitazioni si fanno attendere: le uniche piste da sci aperte sono quelle innevate artificialmente, e non senza fatica.
Oltre alle temperature alte, che non favoriscono l’innevamento, gli impiantisti devono fare i conti anche con la scarsità di risorse idriche. Un problema che per il momento non coinvolge l’agricoltura. Come ben sa il servizio idrologico dell’Arpav questo tipo di problematiche, insieme a quelle legate all’approvvigionamento idrico per uso civile, si presentano in primavera.
Per ora gli unici disagi sono quelli legati all’innevamento - che però hanno una ricaduta anche sul settore turistico - e quelli relativi alla produzione di energia elettrica. Per assicurare il deflusso minimo vitale ai torrenti interessati da impianti idroelettrici le società sono costrette a spegnere le turbine. La pioggia, insomma, manca un po’ a tutti.
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