«La politica deve ripartire dalla famiglia»

Il candidato sindaco del Partito Democratico, Paolo Bello, spiega la sua idea di città: «Al centro mettiamo le persone»
BELLUNO. È Paolo Bello il candidato sindaco del Partito Democratico bellunese. Bello lavora con i giovani concentrandosi sulla prevenzione e il contrasto delle dipendenze. Il suo programma, pur toccando ogni ambito comunale, si concentra molto sulle politiche alla persona.

Bello, perché si candida a sindaco?

«Ho l’ambizione di mettere insieme le migliori risorse della città, dopo 15 anni di immobilismo. La politica è la più alta forma di carità, come diceva Paolo VI, per questo mi interessa. Mi sono iscritto al Pd perché è la sintesi tra due grandi culture: quella cattolica democratica e quella di sinistra».

Il settore sociale ha un ampio spazio nel suo programma. Qual è la filosofia di fondo che la muove e come pensa di affrontare le questioni nel dettaglio?

«Le persone come comunità si qualificano per la loro capacità di camminare con gli ultimi e io credo che non ci sia stata abbastanza attenzione finora. In Italia riserviamo troppe poche risorse alle politiche giovanili, in media 24 centesimi su 100 euro spesi. Bisogna invertire la rotta, perché questo investimenti irrisorio è la misura di ciò che noi speriamo dal domani. Io non mi rassegno a una Belluno città di vecchi, è possibile cambiare l’andamento delle cose, ma servono politiche familiari e giovanili mirate e incisive».

Con quali strumenti?

«Quando sono diventato padre mi sono reso conto che la tassazione sul reddito non tiene conto di quante bocche ci sono da sfamare con quello stipendio. Oltre il 28% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, ma è possibile fare molto. Incidere in questa direzione è fare politica di sinistra. Eppure Trichiana è l’unico comune ad avere una detrazione per la tassa sugli immobili in base al numero dei figli. Questa non è una spesa, ma un investimento: chi ha una famiglia numerosa non smetterà mai di spendere in acquisti anche nei periodi di crisi».

Su cosa deve puntare Belluno per crescere e come?

«Turismo, commercio, viabilità e ambiente sono tutti aspetti dove la promozione delle risorse, della città e delle persone, è fondamentale ma bisogna partire da un’idea. Io credo che occorra mettere da parte la politica del fare e passare alla politica dell’essere, ragionando sulle priorità».

Citiamone alcune.

«C’è bisogno di uno spazio per lo studio con un orario tarato sulle esigenze dei ragazzi. Poi c’è il rilancio economico che deve passare attraverso il turismo e la cultura. Entrambi i settori sono stati gestiti con approssimazione e senza idee su ciò che volevamo. Penso ad esempio ad un’illuminazione notturna più efficace e valorizzante, al riutilizzo della Panoramica per mercatini o eventi di socializzazione. Abbiamo sprecato un’occasione dopo la mostra di Tiziano nel 2007: fu un grande evento ma non abbiamo messo in moto un investimento a lungo termine con grandi aventi alternati a iniziative locali».

Scuola e formazione.

«Penso ad un corso universitario che valorizzi la cultura del legno. La scuola deve cambiare: trasferire le informazioni non serve più, bisogna insegnare ad usarle. Ci sono esperienze innovative anche qui e l’intera comunità deve diventare soggetto educante. Infine è preoccupante che il bando per il trasporto scolastico non abbia previsto le uscite per le gite o gli eventi sportivi».

Come si valorizzano le periferie?

«Belluno è le sue frazioni, serve un circuito turistico che punti sul centro storico per poi distribuirsi nel resto della città. In questo modo, aumentando l’offerta, la gente rimarrà tutto il week end, non solo qualche ora la domenica».

Pensa anche al Nevegal?

«Sì, ma il Nevegal è una nota dolente per chi mia ha preceduto e scontiamo l’idea che il Colle sia un luogo dove sciare. Abbiamo investito troppo poco sul versante a nord, concentrandoci troppo e male sul versante sud, cioè sul Nevegal. L’Unesco realizzerà sul Colle, vicino all’orto botanico, una terrazza sulle Dolomiti già finanziata, ma smettiamola di sperare in grandi investitori e sfruttiamo quello che c’è perché le risorse del Nevegal sono molteplici, mettiamole in rete con una regia istituzionale che è mancata finora e poi allarghiamo questa rete all’altro versante. Penso al Bus del Buson, all’opportunità di un piccolo museo archeologico sul villaggio paleolitico e al fatto che a Belluno passa l’Alta Via numero 1 ma non si trova nemmeno un cartello. Le tecnologie ci possono aiutare».

Qual è il vostro programma su urbanistica e viabilità?

«Se gli appartamenti in centro a Belluno costano meno che a Santa Giustina è indice che c’è un problema che vogliamo affrontare. Sono impressionato anche dalle sperimentazioni in piazza Duomo, che deve essere una piazza, non una strada e il traffico dev’essere solo tollerato. Per la mobilità servono il ponte a San Pietro in Campo e il Fio2. Ci sarà bisogno di investimenti importanti che implicano rapporti con il governo e solo il Partito Democratico li ha».

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