«La politica deve scegliere o i prati sfalciati o il lupo»

Regione e polizia provinciale promettono risarcimenti e recinti con i fondi del Psr. Ma gli allevatori di Rocca Pietore sono dubbiosi. Dorigo: «In montagna non tutto si può recintare»

ROCCA PIETORE. «La politica deve scegliere: o i prati falciati e i pascoli puliti o il lupo». Per Diego Dorigo, gestore di Malga Laste, “tertium non datur”: non c’è una terza opzione, nemmeno quella dei risarcimenti e dei recinti. Lo dice all’indomani dell’incontro fatto martedì dai funzionari della Regione e dalla Polizia provinciale con i malgari e i pastori che operano sul territorio di Rocca Pietore e le cui bestie, mucche e pecore, sono state e temono possano finire nel mirino del lupo.

«Regione, Provincia e Comune», spiega il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, «hanno incontrato i gestori delle malghe Laste, Ombretta, Gran Pian-Franzedas e i pastori che da anni pascolano sul nostro territorio per fornire loro consigli per contrastare il lupo e strumenti per ottenere i risarcimenti. Il lupo non può essere ucciso perché la normativa nazionale lo vieta. Quindi, al momento, l’obiettivo è convivere. La Regione ha spiegato che i fondi del Psr possono essere usati per costruire recinti doppi alti 1,60 metri e che ci sono risarcimenti che coprono al 100%. Penso che malgari e pastori abbiano capito la buona volontà di Regione e Provincia. Il lupo c’è su tutto l’arco alpino e, questo va chiarito, non è stato introdotto da nessuno. Tuttavia, personalmente, continuo a pensare che se si può sparare a un capriolo innocuo, si deve poter sparare anche al lupo».

La buona volontà di Regione, Provincia e Comune non viene messa in discussione da Diego Dorigo che nei giorni scorsi ha subito, a causa del lupo, la perdita di una vitella e il ferimento di altre otto. Tuttavia è convinto che recinti e risarcimenti non risolvano il problema. «Parlano di risarcimenti, va bene», spiega, «ma finché non vedo i soldi non sono sicuro. E poi: quando viene uccisa una vitella, quella vitella manca. Io ci avevo puntato, anche da un punto di vista della genealogia. Perché come uno che ha un cane o un gatto io non posso tenere le mie bestie in tranquillità senza il rischio che il lupo me le ammazzi».

Anche sui recinti Dorigo è dubbioso. «Qui a Malga Laste», dice, «ci sono dieci centimetri di terra e poi sotto è tutto roccia: se installo un recinto per l’estate e lo lascio su, alla primavera successiva non lo trovo più. E allora, secondo me, i soldi per risarcimenti e recinti dovrebbero usarli per altre cose, per esempio la sanità che è un servizio principale per l’uomo, e risolvere il problema-lupo alla radice». Problema che grava sull’economia di chi in montagna ci lavora e ci vive, ma che spaventa pure chi la frequenta in chiave turistica. «Chi passa di qui», conferma Dorigo, «manifesta la propria paura e l’intenzione di non tornare. Altro che chi dice che il lupo è un’attrattiva. Si faccia un giro di notte dal Padon a Malga Laste per vedere se lo è davvero». —

Gianni Santomaso . BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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