«La politica ha fretta e gli ultimi arrivati imparino presto»
LORENZAGO. «La politica ha fretta», gli sorride il cardinale Pietro Parolin. «Certo, abbiamo tante riforme da fare – lo rassicura Roger De Menech, parlamentare del Pd, renziano, segretario regionale dei Democratici -. Ci sono molte, troppe emergenze che il Governo si trova ad affrontare». Il segretario di Stato ascolta compreso e poi gli torna a sorridere: «Lei, se mi dice che è appena arrivato, deve imparare alla svelta». Sergio Reolon, consigliere regionale del Pd, che ascolta da poco lontano, chiosa: «In frettissima, è il nostro candidato alle Regionali». Il colloquio si è svolto sul prato della casa dei papi, nella tenuta di Mirabello, della diocesi di Treviso.
Ad omaggiare l’autorevole rappresentante del Vaticano, appena rientrato dalla Corea con papa Francesco, ci sono le massime autorità della Provincia, della Prefettura e delle forze dell’ordine, parlamentari e decine di sindaci. Federico D’Incà, già capogruppo del Movimento 5 Stelle, si sofferma con Parolin più degli altri, gli racconta di quando, nel 2000, è stato in pellegrinaggio a cavallo da Wojtyla, per il Giubileo. Gli dice della devozione per il “grande papa” e gli racconta pure di Albino Luciani, sul soglio pontificio soltanto per 33 giorni, «ma sono bastati per segnare la nostra storia». D’Incà vorrebbero che la Santa Sede affrettasse i tempi della beatificazione. Parolin lo ascolta attento.
Prolungato anche il colloquio con Roberto Padrin, sindaco di Longarone, che gli riferisce dell’invito rivolto l’anno scorso a papa Francesco a visitare il Vajont e in particolare il cimitero delle 2 mila vittime. «Bergoglio mi ha risposto a quell’invito – riferirà Padrin ai giornalisti -, confermando il suo desiderio di onorare i morti dell’immane tragedia, ma ponendo il problema del tempo». Parolin ribadisce che proprio questa è la difficoltà, ma garantisce anche lui che appena rientrerà in Vaticano e incontrerà Bergoglio gli rinnoverà l’invito.
Cordialissimo l’incontro con il sindaco di Sovramonte e subito il pensiero del cardinale va a Lamon, è probabilmente per via dei referendum. Le conversazioni si prolungano. Non manca lo scultore – Bacci nella fattispecie –che gli racconta delle sue opere che riproducono San Giovanni Paolo II. Ma non ha trovato collocazione all’ospedale di Pieve il grande bronzo di Bacci, esposto in occasione della dedica del nosocomio al concittadino cadorino; Giovanni Paolo II, infatti, è cittadino onorario di tutti i Comuni della Magnifica Comunità del Cadore.
L’onorevole Piccoli si fa avanti, anche lui, salutando con evidente partecipazione. Manca, invece, l’onorevole Tremonti, che ha lasciato Mirabello subito dopo la cerimonia, confondendosi tra la folla di pellegrini. L’ex ministro, d’altra parte, è molto schivo; trascorre a Lorenzago lunghi periodi di vacanza, ma sempre appartato, compiendo lunghe escursioni fra i boschi o in quota.
Il sindaco Mario Tremonti, che ha presentato a Parolin le autorità, una ad una, si commuove quando ricorda il suo primo incontro con il "grande papa", all’arrivo del primo soggiorno a Lorenzago. «Quanta emozione, quanta gioia e quanti sentimenti di pace albergarono nei nostri animi quando per la prima volta un papa venne in vacanza qui a Lorenzago nel 1987. Voglio rammentare l'infinito onore ed orgoglio di averlo incontrato. Questa nostra fortuna – conclude Tremonti - possa aiutare ad essere noi stessi costruttori di pace ed armonia».
Tutt’altro che parole scontate, dal momento che la Castelgandolfo del Cadore ha difficoltà di relazioni interne.
Francesco Dal Mas
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi