La polizia postale scopre mega truffa di due ventenni

I ragazzi sono stati denunciati perché “gabbavano” persone di tutta Italia facendosi dare somme di denaro
Di Paola Dall’anese
21/11/2003 ROMA, SCUOLA MEDIA STATALE DANIELE MANIN
21/11/2003 ROMA, SCUOLA MEDIA STATALE DANIELE MANIN

BELLUNO. Una truffa ad hoc che ha interessato tutta Italia è stata messa a segno da due giovani bellunesi che sono stati smascherati e denunciati.

C’è anche questa vicenda all’interno dell’attività svolta dal compartimento della polizia postale bellunese nel corso dell’anno appena concluso.

Si tratta di una truffa on line organizzata da due ventenni, di cui un operaio. Il ragazzo, insieme all’amico, fingendo un mercato di vecchie auto dalla Fiat Panda alla 500, si prendeva gioco continuamente soprattutto di persone anziani e più semplici e ingenue, chiedendo loro delle piccole somme dai 100 ai 200 euro come anticipi.

L’azione criminosa dei due è andata avanti per alcuni mesi, inanellando una denuncia dietro l’altra da un capo all’altro della penisola. Alla fine, la polizia postale si è trovata con una sessantina di denunce che hanno condotto, dopo una serie di indagini, direttamente ai due bellunesi, che sono stati quindi denunciati. Ma le indagini sono ancora in corso.

Mentre il giovane operaio, mente della banda, con questo semplice sistema si portava a casa praticamente un altro stipendio, all’amico che faceva la parte pratica cioè andava negli uffici postali, apriva le carte prepagate e altro, veniva assegnata una sorta di mancia. Ad incastrare i due dapprima le tracce telematiche lasciate nella loro attività, che gli agenti postali sono riusciti a recuperare, a cui si è aggiunto anche un servizio di pedinamento sul campo.

A raccontare l’episodio alquanto particolare è il commissario capo della polizia postale di Venezia, che raccoglie tutta l’attività delle varie sedi provinciali, Antonio Scialdone. «Sicuramente anche a Belluno, come per le altre province, esiste una certa quantità di crimini di cui le forze dell’ordine non vengono a conoscenza. Molto diffusa anche la diffusione di virus informatici nei sistemi delle aziende per bloccare tutti i contenuti così da creare un danno enorme. Sappiamo di casi, non bellunesi però, in cui queste fabbriche hanno perduto commesse per milioni di euro», dice Scialdone che prosegue: «La cosa importante in queste situazioni è non cedere al ricatto. Infatti, questi truffatori fanno credere all’imprenditore che se vengono pagati potranno sbloccare la situazione, ma non è così. Allora il mio appello è che denuncino la cosa».

Ma dal comandante veneziano arriva anche una nota inquietante che riguarda la pedopornografia on line. «Se in Veneto nel 2014 ci sono stati due arresti e più di 40 denunciati per reati inerenti la pedopornografia on line e l’adescamento di minori sul web (grooming) anche in provincia di Belluno esiste il fenomeno, anche se con minore incidenza». A livello regionale gli investigatori della polizia postale hanno dato esecuzione a 59 perquisizioni su tutto il territorio.

Particolare attenzione è stata posta nell’individuazione dei minori vittime di abusi sessuali anche in riferimento a materiale autoprodotto (selfie) immesso in rete volontariamente o per vendetta da parte di adulti e coetanei. Sul campo del cyberbullismo, infine, 15 i casi di prepotenze on line consumati tra minori. Un trend in crescita del 20% rispetto al 2013.

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