La prima alta via di ferrate per unire le genti d’Europa
AURONZO. La realizzazione della prima alta via di ferrate nel mondo potrebbe diventare presto realtà e coinvolgere il territorio bellunese a più stretto contatto con Pusteria e Austria. Un sogno cullato a lungo, nato nell'ottobre del 2014 e che potrebbe presto passare dalla carta alla fase realizzativa grazie ad un progetto Interreg che prevede il coinvolgimento di una serie di soggetti: rifugi, guide alpine del Cadore e di Sesto, associazione turistica di Sesto, club alpino austriaco, Unioni Montane di Comelico e Centro Cadore, Gal Alto Bellunese e Provincia di Belluno (con quest'ultima che, nel gioco di squadra, ricoprirebbe il ruolo strategico di leader partner). Un progetto ambizioso quello pensato da Bepi Monti, gestore del rifugio Carducci, che spiega come è nata l'idea di realizzare una concatenazione di ferrate, dodici per l'esattezza, che hanno il compito di creare una catena dalle Tre Cime fino alla cresta di confine Italia-Austria.
«Nell'ottobre del 2014 percorrevo insieme ad alcuni amici la nuova ferrata Croda dei Toni», racconta Monti, «e proprio in quel momento ho avuto una specie di illuminazione: perché non realizzare il Sellaronda delle ferrate?».
Il progetto ha già un nome, proposto da rifugisti e guide alpine di Sesto, ovvero “Dolomiti senza confini”.
«Nel 2010, in concomitanza con la nomina delle Dolomiti a patrimonio dell'umanità Unesco, ho ospitato nel mio rifugio una grande festa con questo nome. Festa che si ripete ogni anno e che ha l'obiettivo di dare vita ad un momento di incontro tra le genti, in amicizia senza barriere e diversità».
Determinante nella realizzazione del progetto delle ferrate è stata la condivisione arrivata subito da Sesto Pusteria in tutte le sue componenti.
«In un momento di contrasti e di tensioni lungo le linee di confine, soprattutto in quello austriaco del Brennero», spiega Bepi Monti, «questo progetto ha una valenza diametralmente opposta. Le ferrate creano una linea di congiunzione tra Italia e Austria. L'alta via tutta fatta di ferrate che abbiamo in mente di concretizzare non presenta barriere ma ha l'obiettivo di unire popolazioni: quella cadorina, quella del Comelico, quella della Pusteria e quella austriaca».
Nell'aprile del 2015 il progetto “Dolomiti senza confini” ha mosso i primi passi ufficiali a Dobbiaco dove si è tenuta la prima riunione a cui hanno partecipato tutti i soggetti interessati; riunione preceduta dalla comunicazione del sostegno del Gal Alto Bellunese. La consacrazione invece passerà attraverso il progetto Interreg che verrà presentato nelle prossime settimane.
«Abbiamo approntato tutto, compresa la cifra di duecentomila euro necessaria per concretizzare l'opera», annuncia Monti, «con quei soldi intendiamo realizzare tutti gli interventi necessari in quota e contestualmente creare un logo ed una serie di strategie di marketing in grado di promuovere a livello turistico un'offerta che si preannuncia unica a livello mondiale e per questo di sicuro ed enorme richiamo. Oltre che unire le genti di montagna, puntiamo ovviamente anche ad un traguardo magari meno “nobile" ma ugualmente importante di questi tempi: quello di portare in questi territori quanti più appassionati di montagna possibile».
Il comitato promotore di “Dolomiti senza confini” nei giorni scorsi ha incontrato la Provincia di Belluno, l'ente capofila, mentre la prossima settimana ci sarà un nuovo tavolo di confronto a Sesto. Ad oggi la rete di ferrate a cavallo tra Italia e Austria (attraverso i territori del Cadore, del Comelico e della Pusteria) è già esistente ed è realizzata sui collegamenti creati lungo il confine militare durante la grande guerra.
«La guerra ha lasciato nel Nord Est dell'Italia un patrimonio di sentieri, strade forestali e di ferrate straordinario», conclude Monti.
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DELLE FERRATE ALTOBELLUNESI
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