La Procond diventa cinese: «È stata una vera sorpresa»
LONGARONE. Non c’è due senza tre. Anche in economia. Ed ecco che i cinesi si moltiplicano.
Dopo la Acc di Mel e la Clivet di Feltre, acquisiscono la maggioranza della ex Procond di Longarone, 280 dipendenti, dalla De’ Longhi, che la cede nella percentuale del 55%. E, si badi, non si tratta dei cinesi della Wanbao o della società presente nel Feltrino, ma di un gruppo ancora diverso, l’H&T, operante nel settore dell’elettronica con sede a Shenzhen.
Il che proietta Luca Zuccolotto della Fiom provinciale ad una prima considerazione: «Se realtà imprenditoriali così importanti della Cina vengono ad investire tra le nostre montagne, vuol dire che rappresentiamo sicuramente un valore aggiunto». E aggiunge che le nostre aziende possono agognare una prospettiva di consolidamento.
«Sì, ma bisogna vedere se nella governance si affidano anche ad un management locale – perfeziona la riflessione Bruno Deola della Fim – perché se arrivano cinesi che vogliono far tutto da soli e non si fidano degli italiani…».
Anche Deola, in ogni caso, vuole definirsi ostinatamente fiducioso. «Ma – suggerisce Mario Pozza, presidente della Camera di commercio – dei cinesi è meglio fidarsi fino ad un certo punto».
«Staremo a vedere» suggerisce il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, anche nella sua veste di presidente della Provincia. De’ Longhi Appliances, con l’affare da 7,7 milioni di euro, resterà coinvolta in tutte le decisioni strategiche e nelle principali questioni organizzative della società. L’accordo prevede inoltre che, nel primo semestre del 2020, De’ Longhi Appliances trasferisca ad H&T un’ulteriore quota pari al 25%.
Per saperne qualcosa di più basterà attendere mercoledì 28 febbraio. È in agenda, ormai da tempo un incontro tra l’azienda ed il sindacato, sul problema del part time e sulla riorganizzazione degli orari.
«Chiederemo conto di questa sorpresa – anticipa Deola –, perché nessuno immaginava che a 4 mesi dalla definiva acquisizione, De Longhi cedesse la maggioranza di questa attività. Vogliamo capire soprattutto se verrà garantito il piano industriale, con gli investimenti annunciati».
Dopo il vertice, ai lavoratori sarà spiegato in assemblea qual è il destino dell’azienda. La Procond produce schede elettroniche per il gruppo trevigiano, che è uno dei suoi maggiori committenti e che tale continuerà ad essere. «È stato per davvero un fulmine a ciel sereno» ammette Zuccolotto. «La preoccupazione ci sta tutta, fino a che l’azienda non chiarirà l’operazione. Ma sono fiducioso. Se ci guardiamo in giro, tanti imprenditori italiani hanno fatto più disastri che i cinesi».
D’altra parte, la nota consegnata dall’azienda al sindacato, prima ancora che la notizia si diffondesse, parla chiaro. «Con questo accordo si rafforza la posizione di NPE S. r. l. , che è e resterà fornitore del Gruppo De’ Longhi, e che beneficerà anche delle sinergie industriali e commerciali con il Gruppo H&T».
La maggior parte dei collaboratori sono donne. C’è chi lavora a giornata, chi su due turni, chi su tre. De’ Longhi ha sempre detto che avrebbe voluto razionalizzare gli orari. «Nessun problema. Tratteremo su questo e su altro», è sempre stata la disponibilità del sindacato. D’altra parte, è la comune convinzione, «il management che abbiamo conosciuto nei tempi dell’affitto ha raccolto la fiducia dei lavoratori». La De’ Longhi nel 2016 si era fatta carico dello stabilimento prendendolo in affitto dal tribunale di Bologna, che amministrava il precedente concordato. Dall’autunno scorso ne era la proprietaria, avendolo acquistato. Ieri l’ultima sorpresa. Ma la ricapitalizzazione per 7,7 mln di euro è un fatto importante per lo sviluppo e il mantenimento del sito produttivo di Longarone. Francesco Dal Mas
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi