La procura chiede una dura condanna per il direttore Appia
BELLUNO. Per la procura è una tangente. Per la difesa è al massimo «un pasticcio fra privati». Il pubblico ministero Sartorello ha chiesto una condanna a tre anni e sei mesi per Maurizio Ranon, direttore dell’Appia e consigliere della Camera di Commercio, ritenendo pienamente provati i reati di abuso d’ufficio e induzione a dare o promettere utilità. Cioè la vecchia concussione.
Ranon è stato portato in tribunale da Gianfranco Buonanno, che lo denunciò il 12 gennaio 2013 alla caserma dei carabinieri di Latisana, dopo aver versato 3 mila 600 euro. Ieri ne ha chiesti 50 mila di risarcimento danni, attraverso l’avvocato Giorgio Gasperin.
I difensori di Ranon, Carponi Schittar e Prade, invece, hanno chiuso l’arringa con la richiesta di assoluzione perché il fatto non sussiste, dopo aver parlato di «accusatore mendace», «insinuazioni infamanti», «giudizi intuitivi» da parte della pubblica accusa e «Ranon integerrimo galantuomo, che è l’Appia». Secondo Carponi Schittar, che ha arringato per primo, «siamo nel ridicolo».
I giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin hanno preso nota e rinviato a mezzogiorno del 26 aprile per eventuali repliche e la sentenza. Se il pubblico ministero non replicherà, il collegio andrà direttamente in camera di consiglio.
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