La Procura del Minori distingue i ruoli degli studenti turbolenti

Il pm di origine ladina Crepaz potrebbe chiedere il proscioglimento per qualcuno Chi è stato promosso ha cambiato comportamento senza la docente di chimica



La classe si è data una calmata. Nello scorso anno scolastico la seconda dell’Itis Negrelli faceva confusione solo durante le ore di chimica e, trasferita l’insegnante ad altro istituto, chi è stato promosso in terza si sta comportando in maniera più civile.

Gli indagati per interruzione di pubblico servizio sono sempre venti, dopo la telefonata della prof ai carabinieri, ma in questa fase delle indagini il pubblico ministero della Procura dei Minori di Venezia, Mansueto Crepaz, sta cercando di distinguere le varie posizioni. Il cognome del magistrato garantisce sulle sue origini ladine di Fodom.

Non può che essere il primo a sapere che c’erano studenti più indisciplinati, altri che lo erano meno e altri ancora che possono anche non avere responsabilità per quella chiamata al 112 del mese di aprile. Tutti i ragazzi sono stati interrogati in caserma dal 15 dicembre in poi: alcuni hanno risposto alle domande, descrivendo il clima che si viveva in quell’aula e spiegando i motivi per cui la classe faceva caos e mancava di rispetto alla docente; altri possono essersi avvalsi della facoltà di non rispondere. Per alcuni lo stesso Crepaz chiederà il rinvio a giudizio, ma non sono escluse richieste di proscioglimento. Quello che ha fatto arrabbiare i genitori è che la docente, pur esasperata, non abbia chiamato la dirigente scolastica e diretta superiore gerarchica Viviana Fusaro, preferendo chiamare i carabinieri. La pattuglia ha fatto quello che doveva fare, dopo di che non poteva non comunicare una notizia di reato alla Procura competente, facendo scattare le indagini.

Padri e madri hanno dovuto attrezzarsi con l’avvocato di fiducia: D’Agostini, Licini, Lise, Pauletti, Perco, Rech e Tiziani. Tutti professionisti che non fanno del volontariato, quando indossano la toga, e avranno, inevitabilmente, un costo, al di là dell’amicizia che possono avere con le famiglie. Tutti sanno che quel giorno, mentre la professoressa stava cercando di spiegare qualcosa alla lavagna, si è scatenato un lancio di palline di carta, alle quali la donna ha risposto con un libro che è finito in testa a uno studente della prima fila. È il giovane ad aver minacciato il ricorso al preside e ad aver scatenato la telefonata al numero di emergenza.

In questi giorni è molto probabile che siano state sentite anche la docente vittima di insolenze e scherzi da caserma e la dirigente scolastica. Le sommarie informazioni serviranno a scremare il gruppetto dei più turbolenti, quelli che rischiano concretamente di dover chiedere la messa alla prova o il perdono giudiziale, per evitare un processo penale, davanti al Tribunale dei Minori. —



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