La Procura ha bloccato i funerali di Elvi Sandon Indagine anche dell’Usl

Muore dopo essere uscito dal Pronto soccorso. La Procura della Repubblica non ha dato il nulla osta a i funerali di Elvi Sandon, il 62enne pensionato deceduto domenica mattina, dopo un accesso al San Martino. C’è un fascicolo aperto per omicidio colposo ed è poco meno che scontato che nelle prossime ore venga disposta l’autopsia. Per il momento, non risulta che ci siano medici o infermieri iscritti nel registro degli indagati, ma potrebbe essere solo questione di tempo.
Fino a ieri, l’anatomopatologo di fiducia non aveva ancora ricevuto l’incarico ufficiale dalla magistratura e il prete della parrocchia di Visome stava aspettando istruzioni dalla moglie Francesca e dalla figlia Elisa. Le due donne hanno chiesto di sapere il motivo di ciò che è successo e se ci possano essere responsabilità da parte di chi si è occupato del loro congiunto.
Le prime indagini sono state svolte dai carabinieri della stazione di Ponte nelle Alpi, dopo che alle 7.25 il medico legale aveva constatato il decesso di Sandon, nella sua casa delle Ronce per «attacco cardiaco». L’uomo era stato nel reparto di emergenza per un dolore a una scapola. I sanitari non avevano trovato motivi per trattenerlo in osservazione o addirittura ricoverarlo e l’hanno dimesso. A distanza di poco tempo, un decesso che ha imposto un’indagine interna all’Usl 1: «Voglio esprimere prima di tutto il mio cordoglio ai familiari della persona deceduta», premette il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, «per quanto riguarda eventuali responsabilità, come azienda sanitaria avvieremo una verifica sanitaria per comprendere se le ipotesi adombrate dagli organi di stampa abbiano fondamento. Capire cosa è accaduto è nel nostro interesse. L’autorità giudiziaria ha già avviato un procedimento che seguirà il suo percorso. Mi auguro soltanto che in questo caso, come accaduto anche in precedenti episodi simili, le ipotesi di una responsabilità medica non abbiano fondamento. Se invece qualcosa è andato storto, è importante saperlo per evitare che si verifica un’altra volta».
Il precedente più recente è quello di Paolo Da Rold, un 44enne di Bolzano Bellunese. In quel caso, due dottoresse sono state assolte, perché il fatto non sussiste. —
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