La prof chiama i carabinieri la classe finisce in tribunale
Una intera classe indisciplinata finisce indagata. Tutto l’appello, dalla A alla Z, di una seconda dell’Istituto tecnico Negrelli di Feltre è in un fascicolo aperto dalla Procura dei Minori di Venezia. L’ipotesi di reato è quella d’interruzione di pubblico servizio per il trattamento senza rispetto riservato a un’insegnante, nel corso dell’ anno scolastico 2017 - 2018: insulti assortiti, lancio di carte, scherzi da caserma o da spogliatoio di calcio e versacci animaleschi.
Una ventina di quindicenni, tutti maschi, ha dovuto chiedere a papà e mamma di riservare una parte del bilancio familiare alla voce “avvocato difensore”. Dopo che la docente aveva chiamato i carabinieri della Compagnia di Feltre, non potendone più delle intemperanze degli allievi e ritenendo che non bastasse la mano pesante del dirigente scolastico, i militari non potevano che scrivere una notizia di reato. Tra l’altro l’interruzione di pubblico servizio è procedibile d’ufficio: non serve nemmeno che qualcuno presenti una querela. Le indagini sono finite e si va verso l’udienza preliminare.
Nel frattempo, i genitori hanno dovuto schierare un piccolo esercito di toghe, anche quelli di chi ha poche responsabilità o non ne ha proprio. Gli avvocati sono D’Agostini, Pauletti, Perco, Rech e Tiziani. Trattandosi di un procedimento che riguarda dei minorenni, di solito si chiede la messa alla prova. Un rimedio che non funziona come per i maggiorenni, cioè con i lavori di pubblica utilità, ma prevede un percorso educativo e richiede un rendimento scolastico incoraggiante, tanto per cominciare. Gli indagati dovranno andare bene a scuola e dimostrare di aver capito che non è quella la maniera di comportarsi. In caso contrario, finiranno dritti a processo.
I fatti sono del mese di aprile e la classe non è più quella dell’anno scorso. Qualcuno infatti è stato bocciato, dopo quattro giorni di sospensione collettiva e un voto di condotta da finire dietro la lavagna.
Durante le sue ore di lezione, la docente doveva sopportare atteggiamenti al limite del bullismo. Non riusciva a essere autorevole e le piovevano addosso insulti, più o meno variopinti o palline di carta, dal primo fino all’ultimo banco. In alcune occasioni le sarebbe stato impedito di sedersi alla cattedra, perché la seggiola era stata bloccata con lo scotch. E pur non avendo mai insegnato scienze naturali, le capitava spesso di dover sentire il verso di animali. Dolomitici o esotici.
Avrebbe dovuto rivolgersi a quello che una volta si chiamava preside, ma un giorno più triste di altri ha deciso di chiamare il 112 con il telefonino. La pattuglia non poteva tirarsi indietro, di fronte a una richiesta di aiuto: è intervenuta e si è resa conto di quello che succedeva nella classe, trasmettendo la notizia alla Procura competente. Gli studenti sono stati indagati e nelle prossime ore gli avvocati decideranno la strategia difensiva. L’insegnante nel frattempo è stata trasferita. Da allora, in quella che è diventata una terza, l’aria sarebbe radicalmente cambiata. Conviene rigare dritto, per evitare il processo. —
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